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LA STORIA

San Cataldo, quel grande “museo all’aperto” tra vecchie zolfare e opere d’arte. Gabara punta sul turismo lento

Sinergia tra Distretto Minerario, Azienda Forestale e volontari

Lillo Leonardi

01 Ottobre 2025, 20:43

01 Ottobre 2025, 20:45

San Cataldo, quel grande “museo all’aperto” tra vecchie zolfare e opere d’arte Gabara punta sul turismo lento

L’obiettivo è molto ambizioso: fare diventare Gabara il sito minerario più attrattivo d’Italia. Per riuscire nella grande impresa c’è un notevole spiegamento di “attori” - di parte pubblica e privata - coinvolti in una partnership che nel tempo sta diventando sempre più solida, cementata attorno al progetto di trasformare l’area boschiva ubicata a tre chilometri da San Cataldo, nella quale ci sono numerose testimonianze dell’attività estrattiva di zolfo, in un grande “Parco Minerario”.

Un sito che assume sempre più le connotazioni di museo all’aperto dove cultura, storia e bellezze paesaggistiche si fondono, creando uno spazio che suscita più emozioni di un museo tradizionale, spingendo il visitatore a prendere coscienza della memoria di una civiltà mineraria il cui ricordo si è perduto nel tempo.

A fare da “collante” tra i protagonisti del grande proposito finalizzato alla valorizzazione delle antiche zolfare di Gabara è il geologo Angelo La Rosa, tra gli artefici dei tanti passi compiuti negli ultimi anni nell’opera di recupero dell’immenso patrimonio naturale e non. A guidarci tra eucalitteti, conifere e pezzi di archeologia industriale è proprio il dott. La Rosa (lui stesso figlio di un “caruso” di miniera), al quale brillano gli occhi quando parla di Gabara, non riuscendo a celare l’emozione per i risultati ottenuti nella rivalutazione di un sito abbandonato per decenni, dopo che per secoli aveva portato alla crescita economica del territorio.

«Oggi a Gabara si cammina veramente dentro la storia - esordisce il geologo - attraverso una serie di percorsi di grande interesse, che consentono di conoscere l’attività estrattiva dello zolfo dai primi dell’Ottocento fino alla seconda metà del Novecento, periodo che segna il declino dell’epopea solfifera. Si è riusciti, con stupore di tanti, a dare corpo a dei sogni. A definire un percorso esaltante, si direbbe quasi inimmaginabile e ancora in progress, che può aprire prospettive interessanti sotto il profilo turistico. Gabara è stata una vera e propria scommessa, grazie all’impegno dei funzionari del Distretto Minerario di Caltanissetta e soprattutto del Servizio 10 per il Territorio della provincia di Caltanissetta, con i suoi operai stagionali, riuscendo a recuperare e valorizzare quel poco che era rimasto. Anche i brandelli sono ora diventati segni tangibili e fruibili, capaci di raccontare storie di vite vissute. Storie di picconieri e carusi, talamoni e cristalli, ultimi anelli di una lunga catena di personaggi al confine tra vita e morte, l’uno e l’altro legati da sentimenti di prepotenza e soggezione, violenza e sopportazione, piccoli e rachitici, storti e grandi. Personaggi che piano piano sono svaniti nel fitto buio della letteratura dei ricordi. Ma a Gabara picconieri e carusi non muoiono due volte come nei tanti siti minerari del centro Sicilia. Qui rivedono la luce della memoria, quella luce che riesce magicamente a penetrare il fitto buio delle discenderie, come la buca San Michele e quella della solfara Giunta, dove è possibile percorrere con non poca emozione gli stessi scalini consumati per anni dai carusi, curvi sotto il loro carico, quasi a toccare con la fronte il gradino che stava sopra».

Ma il vero valore aggiunto, che rende il luogo magico, è la presenza del bosco, oggi curato dagli operai forestali del Demanio, vera forza motrice di questo ambizioso progetto di recupero e valorizzazione.

«Sono proprio loro ad avere trasformato il legno in gradini, ponticelli, passamano, cancelli e armature; le pietre in canali di gronda e muretti a secco. Sono stati proprio loro - conferma La Rosa - a dare forma agli espositori dei pannelli dei vari percorsi culturali, come quello scientifico, antropologico, letterario. Sono stati proprio loro a curare anche l’installazione delle monumentali opere d’arte donate dagli artisti Lillo Giuliana, Franco Politano e Vincenzo Raffaele Barba che fanno di questo luogo un vero museo all’aperto, che inizia con la Big Bench Community Project 399, la grande panchina lungo la “Via dei Frati”. Ma tutto è anche frutto di una filantropica strategia fatta di generosi interventi di tanti imprenditori, artigiani, associazioni come la Dante Alighieri, e non ultima la Bcc “Toniolo e San Michele” di San Cataldo, una sequela di nomi che hanno creduto e credono ancora in questo magico sogno».

Anche la Forestale sta mettendo a frutto impegni economici di non poco conto, che oggi hanno trasformato l’area mineraria in un vero cantiere. «L’arch. Antonio Valenti, direttore del Servizio 10, ha messo in campo interventi di rilievo. Primo fra tutti - dice La Rosa - la corrente elettrica (con uno scavo di 600 metri) che consentirà di gestire al meglio il locale front-office, e a seguire i nuovi supporti dei 32 pannelli espositivi utilizzati nei percorsi culturali, la recinzione e tanto altro ancora».

E cosa dire dei momenti teatrali messi in campo dagli attori della compagnia Medea del regista Ivan Giumento: Liliana Carletta, Sofia Cazzetta e Andrea Zimarmani? Con i loro monologhi, usciti dalla penna dello stesso geologo Angelo La Rosa, mettono in moto sentimenti che si manifestano negli spettatori a livello emotivo. E il mimo Lino Pantano, che con il solo linguaggio del corpo incanta facendo rivivere Ciàula, il caruso di pirandelliana memoria, quando incontra per la prima volta la Luna e dopo un pianto dirompente si muove in una emozionante danza.

Più recenti sono le intese strategiche con l’Università di Catania e l’accreditamento alla Rete nazionale dei musei e parchi minerari Ispra.

Con un accordo bilaterale tra il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali, diretto dal prof. Rosolino Cirrincione dell’UniCt, a firma del rettore prof. Francesco Priolo e la Regione Siciliana, Dipartimento Sviluppo Rurale e Territoriale - Servizio 10 - a firma del direttore arch. Antonio Michele Valenti, si è valorizzata ancor più l’area mineraria sotto il profilo scientifico, ritenendola oggi laboratorio accademico. L’accordo prevede la realizzazione di studi e ricerche di carattere geologico; l’organizzazione e la gestione di corsi di formazione professionale, di convegni, seminari e workshop su tematiche inerenti le attività minerarie del territorio di Caltanissetta; l’accoglienza di giovani studenti e laureati dell’Università di Catania presso i siti minerari dismessi ubicati nel bosco demaniale di Gabara per stage e tirocini.

«Come primo intervento - evidenzia La Rosa - il Dipartimento dell’Università ha finanziato e curato, con la partecipazione di studenti e dottorandi di ricerca, il percorso scientifico già installato nell’area di accoglienza. Inoltre nella sessione autunnale del piano di lauree in Geologia sarà discussa la prima tesi sperimentale su Gabara».

Infine l’altro salto di qualità per Gabara c’è stato con l’accreditamento alla Rete Nazionale dei musei e parchi minerari ReMi_Ispra, supportato dalla geologa Agata Patanè. Dopo l’ingresso ufficiale nella Rete, l’Ispra ha promosso nel giugno scorso una riunione a San Cataldo, con la partecipazione di tutti i parchi nazionali aderenti alla Rete. «Proprio l’Ispra - aggiunge La Rosa - in collaborazione con il Dipartimento dell’UniCt, sta già programmando altre iniziative di carattere nazionale, senza comunque perdere di vista i due disegni di legge (Regionale e Nazionale) che, se approvati, potrebbero consentire di dichiarare Gabara “Parco Minerario”». E ciò porterebbe notevoli vantaggi nel potere intercettare finanziamenti per il sito.

Non resta che aspettare l’ammodernamento della strada, affiancata da una pista ciclabile, che dal Calvario di San Cataldo porterà fino all’ingresso del bosco, quale impegno concreto dell’attuale Amministrazione comunale. «Vogliamo rendere Gabara più facilmente accessibile e farla diventare una tappa centrale del turismo lento e sostenibile», conferma il sindaco Gioacchino Comparato. E anche il Gal “Terre del Nisseno”, con il progetto “Gemme di Sicilia”, intende finanziare un percorso di valorizzazione della vasta area.

«Ma altri progetti sono nascosti nel cassetto dei sogni - conclude il dott. La Rosa - che se riescono a prendere forma faranno di Gabara il sito minerario più attrattivo d’Italia».