Reportage.
Alla Fiera non c’è spazio per tutti: «Ma non fate morire il mercato»
Riordino in piazza Carlo Alberto attesissimo dai commercianti storici (e in regola)
L'ultima puntata del nostro reportage sui mercati tocca alla Fiera di piazza Carlo Alberto, dove la sensazione è che non ci sia posto per tutti. Il recente censimento degli stalli effettuato dalla direzione Attività produttive del Comune di Catania ha infatti fissato a 740 il numero di posteggi totali, intanto però non si capisce dove la Fiera inizi e finisca e, a occhio, ieri si andava ben oltre il migliaio di banchetti esposti.
Il cuore del mercato è e resta piazza Carlo Alberto. Qui la parte del leone la fa il settore alimentare con il tripudio di carni, pesce, frutta e verdura, mentre il non alimentare sembra arrancare e trova sviluppo più nelle vie limitrofe, un grande perimetro che va da via San Gaetano alla Grotta a via Pacini e via Grotte Bianche da un lato, dall'altro alle vie Puccini, Santa Maria di Betlem, Cosentino, Rizzo e Teocrito fino a piazza Grenoble.
Qui i venditori storici vengono chiamati per nome e proprio da loro viene accolta positivamente l'intenzione del tentativo di riordino (l'ennesimo a dire la verità) da parte del Comune. «La Fiera può e deve avere un futuro – non ha dubbi Nitto, 82 anni, di cui 70 passati a “vuciare” con la sua inconfondibile voce roca, ma gentile – io ci credo, ma va trattata meglio. Vede qui? – indica a terra l'asfalto saltato dall'antica pavimentazione in pietra lavica – il rischio di caduta è concreto e continuo». Il suo banco è il primo che si incontra arrivando in piazza da via San Gaetano alla Grotta, indossa la maglietta con il nuovo logo della sua attività, un pesce stilizzato e la scritta “Da Nitto e figli”. «Ho tre figli – spiega – e ormai lavorano con me da tempo, ora ci sono pure i nipoti».
Più in là, superata via Pacini e restando in piazza, si trova la bottega “Da Davide, pesce fresco e frutti di mare”, letteralmente presa d'assalto. Salta all'occhio il ristagno di acqua a terra sotto il banchetto, non isolato e più volte segnalato, e Davide, che dal 2000 ha rilevato l'attività che fu di suo padre e prima ancora di suo nonno, ribadisce: «C'è un serio problema con le caditoie». Non solo: «La prima criticità per la Fiera è la mancanza di parcheggi – rileva – oltre al fatto che da anni non si vedono vigili urbani né controlli, in quanti hanno un registratore di cassa e un Pos? Speriamo che il riordino annunciato dal Comune avvenga, e subito». Il futuro? «Io ho un figlio di 19 anni che vorrebbe lavorare con me, ma se resta così preferisco di no».
In un banchetto vicino si muovono ancora diversi granchi blu, proprio i temuti predatori del mare: «Hanno una carne dolcissima, nove euro al chilo», una novità che non sarà semplice far attecchire. Più in là, su una grande distesa di ghiaccio, il taglio di un pesce spada attira tanti curiosi, perché la Fiera è anche questo: uno spettacolo. Anzi, è pure un covo di talenti, come Raimondo soprannominato il “Barry White della Fiera” al banco dell'omonima “Antica macelleria Da Raimondo, dal 1961” in via Pacini, che sorride fiducioso, lui sì, nel futuro. Sono tante le vite e le storie in cui ci si imbatte alla Fiera, dove però i commercianti non hanno un referente, non più almeno (tornerà, forse, in tempo di elezioni…) e il cambiamento, in meglio, viene auspicato da più parti: «Non fate morire la Fiera», è l'appello unanime.