il caso
Trapani, nessuna decadenza per i consiglieri comunali assenti: ecco i motivi
Il segretario chiarisce la posizione di tutti e cita anche una sentenza del Tar
Dopo settimane di polemiche e discussioni che hanno animato la vita politica e sociale del capoluogo, già complessa, si chiude definitivamente la vicenda della presunta decadenza di otto consiglieri comunali della maggioranza che sostiene il sindaco Giacomo Tranchida. La richiesta di rimozione, avanzata da un cittadino vicino alle opposizioni, era stata motivata dalle assenze consecutive registrate in aula. Ma il segretario generale del Comune, Giovanni Panepinto, ha archiviato la questione con una relazione chiara e inequivocabile.
Tutto era partito da segnalazioni di Valerio Antonini, leader del movimento politico Futuro, che aveva portato all’attenzione pubblica le assenze dei consiglieri nelle sedute del 22 e 23 ottobre. Secondo l’accusa, tre assenze consecutive avrebbero dovuto comportare la decadenza automatica, come previsto dall'ex articolo 9 dallo Statuto comunale. Da qui la richiesta formale al presidente del consiglio comunale, Alberto Mazzeo, di avviare la procedura.
La relazione di Panepinto ha però chiarito che non vi erano i presupposti per procedere. Dai verbali e dalle comunicazioni ufficiali è emerso che i consiglieri avevano regolarmente giustificato le assenze: in alcuni casi per motivi personali o di salute, in altri come scelta politica condivisa con i gruppi di maggioranza. Non si può parlare dunque di assenze ingiustificate, perché documentate e comunicate secondo le regole. Il segretario ha richiamato la normativa vigente, ricordando che la decadenza è un atto straordinario, da applicare solo in presenza di un reale disinteresse verso il ruolo pubblico. Non può essere utilizzata come strumento di scontro politico. A sostegno della sua tesi, Panepinto ha citato anche sentenza del Tar, secondo le quali l'astensionismo deliberato e preannunciato, ancorché superiore al periodo previsto ai fini della decadenza, è da considerarsi uno strumento di lotta politico-amministrativa a disposizione delle forze di opposizione per far valere il proprio dissenso a fronte di atteggiamenti ritenuti non partecipativi, dialettici e democratici delle forze di maggioranza.
Nel caso di Trapani, la minoranza non ha partecipato alle due sedute contestate producendo una nota indirizzata, tra gli altri, al presidente del consiglio comunale e al segretario, con cui ha rappresentato le ragioni del dissenso politico. Il caso, dunque, si chiude senza conseguenze: i consiglieri restano in carica. L'atto è stato trasmesso anche alla Prefettura e alla Regione Siciliana per opportuna conoscenza. La maggioranza che sostiene Tranchida da questa vicenda esce rafforzata, mentre l’opposizione dovrà trovare altre strade per incalzare l’amministrazione.