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il caso

«L’acqua del “Favara di Burgio” va pagata al gestore Siciliacque»

La Regione boccia la richiesta di Aica e chiarisce che l’acqua non può essere considerata “proprietà” di un Ambito territoriale o dei cittadini di una provincia

05 Dicembre 2025, 16:19

acquedotto

Dopo la presa di posizione del presidente del Cda dell'Azienda Comuni Agrigentini Danila Nobile, che più volte ha rivendicato la competenza territoriale dell'acquedotto Favara di Burgio e contestava la legittimità della fatturazione da parte di Siciliacque, la Regione Siciliana ha risposto in modo ufficiale ribadendo ciò che già era emerso nel corso dei vari incontri che si erano svolti per affrontare le problematiche del servizio idrico nel territorio provinciale: «L'acqua è bene demaniale pubblico e la gestione dell'acquedotto rientra pienamente nel perimetro del servizio idrico regionale».

La determinazione è contenuta in un documento ufficiale che chiude, almeno sul piano istituzionale, ogni margine di ambiguità. Si sottolinea come l'acqua, ai sensi del Codice Civile e del decreto legislativo 152/2006, appartenga allo Stato e, per statuto, alla Regione Siciliana. Non può dunque essere considerata “proprietà” di un singolo ambito territoriale o dei cittadini di una provincia.

«L'acqua del Favara di Burgio – si legge in una nota trasmessa anche al prefetto – non è mai stata risorsa esclusiva dell'ambito Ag9, ma bene demaniale regionale, destinato all'intera collettività».

La Regione ricorda che l'acquedotto Favara di Burgio è parte di un sistema sovraprovinciale, interconnesso con altri schemi idrici, e che la sua gestione è stata affidata a Siciliacque dopo la liquidazione dell'Ente Acquedotti Siciliani. Una scelta, quella della gestione «all'ingrosso» dei grandi acquedotti, confermata anche dalla Corte Costituzionale con apposita sentenza, nella quale è stato riconosciuta la necessità di un modello solidaristico e centralizzato per garantire efficienza e continuità.

Non solo: la Regione evidenzia che Siciliacque ha sostenuto costi e canoni concessori, oltre a compartecipare ai finanziamenti per il rifacimento dell'acquedotto, concluso nel 2009. L'infrastruttura, acquisita al patrimonio indisponibile regionale nel 2022, è dunque parte integrante del sistema idrico pubblico.

Ma c'è anche un aspetto economico: Aica ha trattenuto le somme relative al Favara di Burgio, sostenendo che non dovessero essere corrisposte a Siciliacque. Ma la Regione ribadisce che gli utenti non pagano l'acqua, bene pubblico, bensì i costi del servizio regolati da Area: «Non trova fondamento – si legge – la scelta di escludere dal corrispettivo la risorsa fornita da Siciliacque attraverso la legittima gestione dell'acquedotto».