Violenza in corsia
Aggressione in Terapia intensiva al Garibaldi di Catania: chiesto rinvio a giudizio per i presunti responsabili
L'Azienda ospedaliera: «Sicurezza e rispetto in corsia sono condizioni non negoziabili»

Minuti di violenza in un luogo dedicato alla cura: nella Terapia intensiva del Garibaldi Centro di Catania un medico era stato aggredito, arredi sfasciati e attività interrotta. Ora la vicenda approda in tribunale, con a richiesta di rinvio a giudizio dei presunti autori: Flavio e Antonio Leonardi. L’ospedale condanna «con la massima fermezza» ogni violenza in corsia e annuncia il rafforzamento delle misure di sicurezza.
Lo rende noto l’Arnas Garibaldi, che ricostruisce l’episodio avvenuto il 3 luglio 2024 nel reparto di Terapia intensiva del presidio di piazza Santa Maria di Gesù. Secondo quanto accertato dagli organi inquirenti, un contesto di forte tensione emotiva è degenerato in minacce e violenze fisiche ai danni di un medico in servizio, con danneggiamenti ad arredi e strutture ospedaliere. L’aggressione ha imposto lo stop temporaneo dell’attività del reparto, con inevitabili ripercussioni sull’erogazione dei servizi.
Sulla scorta degli atti, è stato chiesto il rinvio a giudizio dei soggetti coinvolti: una tappa formale che apre la strada al processo, nel pieno rispetto della presunzione di innocenza per gli imputati fino a sentenza definitiva.
La posizione dell’azienda è netta. «Condanniamo con la massima fermezza ogni forma di violenza contro il personale sanitario, che opera quotidianamente in condizioni di forte pressione e con spirito di servizio verso la collettività», afferma l’Arnas Garibaldi, ribadendo l’impegno «a tutela della sicurezza di tutte le lavoratrici e i lavoratori della sanità, anche attraverso il rafforzamento di misure preventive e di protezione nei luoghi di cura». La direzione ha inoltre deciso di costituirsi parte civile nel procedimento penale, «a difesa dell’istituzione e del diritto del personale sanitario di svolgere il proprio lavoro in un ambiente sicuro e rispettoso».
Il caso riaccende i riflettori su un fenomeno che attraversa gli ospedali italiani e mette sotto pressione reparti e professionisti già provati da carichi assistenziali elevati. Da Catania arriva un messaggio chiaro: sicurezza e rispetto in corsia sono condizioni non negoziabili. L’Arnas Garibaldi auspica tempi rapidi nella definizione giudiziaria della vicenda, «affinché vengano chiarite le responsabilità e riconosciuti i diritti di chi è stato colpito da un gesto tanto grave quanto inaccettabile».