×

I precedenti

Gaetano Maranzano, la famiglia e la guerra per il controllo della droga allo Zen: il padre condannato a 12 anni per tentato omicidio

Interrogato il 28enne accusato dell'omicidio del gestore del locale: dalle ammissioni alle radici della faida Maranzano–Colombo e ai precedenti di famiglia

Luigi Ansaloni

12 Ottobre 2025, 18:05

20:40

Gaetano Maranzano

Gaetano Maranzano

È in corso, nella caserma del Comando provinciale dei Carabinieri di Palermo, l’interrogatorio di Gaetano Maranzano, 28 anni, fermato questa mattina con l’accusa di omicidio aggravato.

Il giovane, originario dello Zen e con precedenti per rissa e spaccio, avrebbe ammesso le proprie responsabilità nell’uccisione di Paolo Taormina, 21 anni, avvenuta nella notte all’esterno del locale che la vittima gestiva insieme alla sorella, nel cuore della movida palermitana. Maranzano era stato destinatario anche di un avviso orale del questore.

Il profilo familiare

Maranzano è figlio di Vincenzo, condannato a dieci anni per il tentato omicidio dei rivali Giuseppe e Antonio Colombo, episodio inquadrato nella faida tra le famiglie Maranzano e Colombo.

A ricostruire l’origine del contrasto era stata anche una donna, che aveva riferito di una “spallata” data per scherzo da uno dei Colombo a un commerciante dello Zen, all’uscita del bar Cheri. Alla scena avrebbero assistito i Maranzano, che avrebbero redarguito Antonino Colombo. Dietro quell’episodio, però, vi sarebbe un rancore antico: secondo l’accusa, i Maranzano si sarebbero risentiti per voci secondo cui i Colombo avrebbero voluto allontanarli dallo Zen a causa della loro arroganza.

La “caccia” nel quartiere e le condanne

Sempre secondo gli inquirenti, gli indagati avrebbero deciso di cacciare dal quartiere i “rivali”. Nel 2023 il Tribunale ha condannato cinque imputati per il tentato omicidio di Giuseppe, Antonino e Fabrizio Colombo, padre e figli.

In particolare, a Letterio Maranzano sono stati inflitti 12 anni, 5 mesi e 10 giorni; dieci anni a Pietro Maranzano e a Vincenzo Maranzano. Quest’ultimo ha riportato in passato due assoluzioni: una in appello nel 2020 per il tentato omicidio di Kemais Lausgi, indagato per spaccio, e un’altra nel 2019 dall’accusa di associazione mafiosa, dopo l’arresto nel blitz “Talea” a Resuttana e San Lorenzo.

Ulteriori approfondimenti sul giornale in edicola domani