Il report
Movida che uccide a Palermo: giovani ammazzati per futilità, quartieri abbandonati e l'urgenza di risposte istituzionali
Una ferita aperta che torna a sanguinare: dieci anni di violenza, risse, omicidi e silenzi

Vite spezzate per banalità a Palermo e dintorni. Sono quelle di Aldo, Rosolino, Salvatore, Andrea, Massimo e per finire Paolo. Giovani ammazzati per futili motivi, si dice in gergo. Di fatto per una violenza crescente tra i giovani che camminano armati tra le vie di Palermo e si spingono anche fuori. Di movida violenta parlano in molti, di una vera e propria mattanza preferiscono riferire gli addetti ai lavori.
I numeri della violenza
Se ben sfogliamo i quotidiani l’escalation violenta sta aumentando a dismisura con omicidi frequenti negli ultimi dieci anni a Palermo e centinaia di risse che hanno visto come vittime anche dei ragazzini che erano usciti da casa per divertirsi o per lavoro e non hanno fatto più ritorno. La maggior parte degli episodi violenti si concentra nel centro storico, nei quartieri periferici come Brancaccio, Zen, Borgo Nuovo e Cep. Sono le roccaforti del malaffare dove il business della droga muove le regole della convivenza civile.
Il caso Aldo Naro, una ferita ancora aperta
Il primo delitto – risolto ancora a metà perché in corso c’è un dibattimento – è quello del giovane medico di San Cataldo Aldo Naro, ucciso la notte del 14 febbraio del 2015 all’interno della discoteca Goa, nel quartiere Zen. Inizialmente si parlò di un calcio mortale che sarebbe stato dato da un minorenne (adesso libero) ma successive perizie hanno fatto emergere un brutale pestaggio con lesioni multiple al cranio, al collo e al torace.
I sogni di Rosolino spezzati
La notte del 21 dicembre 2023 è stato ucciso Rosolino Celesia, ex promessa del calcio di appena 22 anni. Il delitto è avvenuto nei pressi della discoteca Notr3 di via Pasquale Calvi. L’omicidio è maturato dopo una lite avvenuta una settimana prima alla Vucciria, dove Celesia e Matteo Orlando, allora minorenne, si erano scontrati per motivi futili. Temendo ritorsioni, Orlando acquistò una pistola e la notte del delitto, durante una rissa, sparò due colpi a distanza ravvicinata, colpendo Celesia al petto e al collo. Le telecamere e gli audio ambientali hanno registrato la sequenza dell’omicidio, confermando la dinamica. Il giudice ha escluso la legittima difesa, condannando Orlando a dodici anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Il fratello maggiore, coinvolto per detenzione illegale di arma, ha ricevuto una condanna a quattro anni e otto mesi.
Monreale: una notte di sangue
Il 27 aprile 2025, a Monreale, tre giovani — Salvatore Turdo, Andrea Miceli e Massimo Pirozzo — sono stati uccisi a colpi di pistola davanti alla Caffetteria 365, in una delle strade principali del paese. Il triplice omicidio è nato da un rimprovero rivolto ad un gruppo di ragazzi che sfrecciavano in moto tra la folla. La risposta è stata efferata: 18 colpi di pistola esplosi, tre morti e due feriti, tra cui un minorenne. Uno dei presunti responsabili, Salvatore Calvaruso, 19 anni, ha confessato. È accusato di strage, porto abusivo d’armi e omicidio plurimo. Le indagini proseguono per identificare gli altri membri del gruppo.
La movida che uccide
Il caso di Paolo Taormina, ucciso la scorsa notte nel quartiere Olivella, è solo l’ultimo di una lunga serie. Il giovane è intervenuto per sedare una rissa e ha perso la vita. Il presunto assassino, Gaetano Maranzano, ha confessato di aver perso il controllo per vecchi rancori personali. Il delitto di Paolo Taormina avviene dopo le tantissime risse che si sono verificate nei luoghi della movida palermitana.
Le cause: disagio, abbandono, assenza di spazi
Gli esperti parlano di una miscela esplosiva: disagio sociale, mancanza di presidi educativi, assenza di politiche giovanili. "Palermo ha quartieri dove lo Stato non entra", viene spesso ricordato. E quando lo fa si fa sentire. "La scuola è debole, le famiglie sono spesso assenti e la strada diventa l'unico luogo di formazione", viene detto come un mantra.
La risposta delle istituzioni
Negli ultimi anni, le istituzioni hanno lanciato operazioni di controllo come “Alto Impatto”, campagne di sensibilizzazione e progetti di inclusione. Sventate invece diverse faide tra famiglie rivali di Cosa nostra dopo le scarcerazioni eccellenti.
Palermo tra resistenza e speranza
Palermo è una città che resiste, che ama e che lotta. Ma è anche una città che deve fare i conti con le sue ferite. Le risse e gli omicidi degli ultimi dieci anni non sono solo cronaca nera: sono il riflesso di un disagio profondo, di una gioventù che cerca risposte e di una società che deve imparare a proteggerla. Perché ogni vita spezzata è una sconfitta collettiva. E ogni silenzio è una complicità.