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l'incidente

In provincia di Catania si continua a morire di lavoro: un’altra croce nel cimitero delle "morti bianche"

L'operaio schiacciato a San Giovanni la Punta, originario del Congo, era venuto in Sicilia con una valigia di sogni. Uno su tutti la possibilità di un impiego

Francesca Aglieri Rinella

21 Ottobre 2025, 07:13

Il luogo dell'incidente e la vittima

È un padre di famiglia la quindicesima vittima sul lavoro dall’inizio dell’anno nel territorio provinciale. Romain Supasi Lang, 58 anni, originario del Congo, era arrivato in Sicilia con la speranza di un’occupazione stabile. Impiegato con contratto stagionale in un’importante impresa specializzata nella costruzione di campi da padel, ha perso la vita in via Monte Grappa, a San Giovanni La Punta, schiacciato da una delle due pesanti lastre di vetro che, durante le operazioni di carico su un camion, è precipitata. Per lui non c’è stato nulla da fare, mentre un collega di 34 anni è rimasto ferito. Conosciuto da tutti come Supasi, viveva da anni nell’hinterland etneo ed era ben inserito nella comunità. La moglie lavora come badante e insieme avevano un figlio di 21 anni. Di lui amici e colleghi tracciano il profilo di un lavoratore onesto, scrupoloso e puntuale, molto stimato.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Stazione di San Giovanni La Punta, coordinati dalla Compagnia di Gravina, che hanno ascoltato i titolari dell’azienda. Presenti anche gli ispettori dello Spresal dell’Asp. La Procura ha aperto un fascicolo per accertare dinamiche e responsabilità.

L’ennesima “morte bianca” che segna il territorio conferma come la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro restino ancora troppo spesso marginali. «Chiediamo chiarezza immediata sulle dinamiche dell’incidente e sulle responsabilità, ma soprattutto un piano straordinario di controlli e prevenzione», afferma il segretario generale Cgil Carmelo De Caudo. «Avevamo denunciato già all’osservatorio prefettizio l’esigenza di controllare l’applicazione delle norme di sicurezza nella piccola e media impresa e nelle imprese artigiane, dove la cultura della sicurezza fa fatica ad affermarsi e viene vista più come un costo», aggiunge Maurizio Attanasio, segretario generale Cisl. «Non si fa in tempo a leggere i numeri tragici dei rapporti mensili Inail su infortuni e morti di lavoro, che bisogna subito aggiornarli. Al rialzo. Bisogna fermare questa carneficina», commenta Enza Meli, segretaria generale Uil. «Un elenco di incidenti che non può più essere solo un numero. Ogni volta che un lavoratore perde la vita mentre svolge la propria attività è una sconfitta per tutti», conclude Giovanni Musumeci, segretario provinciale Ugl.