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Unict, i rapporti a rischio con Israele e con Leonardo. Dossier di un gruppo di docenti: «Sospensione immediata»
Alcuni docenti, ricercatori e studenti dell'Osservatorio Diga hanno consegnato al rettore un report in cui si elencano le collaborazioni che rischiano di contribuire al genocidio e all'ecocidio in Palestina
L'Università di Catania intrattiene rapporti e collaborazioni con aziende ed enti istituzionali israeliani che rischiano di contribuire al genocidio e all'ecocidio in atto in Palestina. È la conclusione a cui arriva un report a cui hanno lavorato per mesi docenti e ricercatori/ricercatrici precari con la collaborazione degli studenti, riuniti nel Diga, l'osservatorio permanente su Diseguaglianze, Informazione, Guerre e Ambiente. Dai rapporti con Leonardo spa a quelli con la Hebrew University, fino a due progetti sull'agricoltura in cui sono coinvolti l'Autorità israeliana parchi e natura e l'Aro, «organo governativo con legami a pratiche agricole e territoriali che coinvolgono territori occupati». C'è tutto questo nel documento che è stato consegnato nei giorni scorsi al rettore di Unict Enrico Foti e alla prorettrice Lina Scalisi.
Già a settembre il senato accademico aveva approvato all'unanimità una mozione di pace per Gaza, che impegnava l'ateneo a verificare l'esistenza di rapporti con Israele a rischio, considerato che per statuto tutte le università italiane non possono intrattenere rapporti che finiscano per contribuire a tecnologie o pratiche offensive. Per svolgere questi approfondimenti è stata nominata una commissione composta da tre docenti: Vania Patanè, Giuseppe Caruso e Salvatore Baglio. Il lavoro è ancora in corso, anche perché nel frattempo la professoressa Patanè si è dimessa. Al senato accademico di domani non arriveranno conclusioni, ma nei successivi appuntamenti se ne saprà di più. Intanto a supporto e parallelamente rispetto alla commissione, i docenti del Diga hanno prodotto un approfondito report, inviato pure alla stessa commissione.
Al centro dell'analisi sono finiti otto accordi/partenariati stipulati da Unict - con il coinvolgimento di sei dipartimenti - tra gennaio 2021 e giugno 2025 con istituzioni israeliane, accordi di mobilità e cooperazione con la Hebrew University e i rapporti con Leonardo S.p.A.
LA HEBREW UNIVESRITY
L’università di Catania intrattiene rapporti con la Hebrew University of Jerusalem a partire dal 2021, inizialmente con un accordo di cooperazione e mobilità con la Scuola di Medicina e il corso di odontoiatria nello specifico. I rapporti sono stati ulteriormente ampliati, nell’ambito del programma Horizon 2020, con un accordo intitolato “Innovative tools to control organic matter and disinfection byproducts in drinking water”, attivo fino al 30 novembre 2026. «Il mantenimento di questi accordi - sottolinea il report - risulta problematico sotto diversi profili alla luce della complicità dell’istituzione accademica israeliana con il regime di apartheid in corso nei territori palestinesi, collaborazione con le forze armate, discriminazione interna ai danni della comunità palestinese e repressione della libertà accademica e di dissenso».
Recentemente l'università di Pisa ha sospeso goni accordo di cooperazione con la Hebrew University e la stessa cosa hanno chiesto 250 docenti dell'università di Messina. L'accusa principale è «la complicità nell’avanzata coloniale dello Stato di Israele». «La Hebrew University ha acquisito una porzione rilevante di terra nei pressi di Monte Scopus, al di là della Green Line, occupata durante la Guerra dei Sei giorni e dove sono stati poi realizzati un campus e alcuni dormitori per gli studenti. Infatti, dopo il conflitto Arabo-israeliano del 1948 l’area del Monte Scopus, situata all’interno dei territori controllati dalla Giordania, è stata designata dall’ONU come zona demilitarizzata in cui si consentiva l’accesso monitorato di cittadini israeliani, vista appunto la presenza della Hebrew University. Tuttavia Israele ha sfruttato tale concessione a scopi militari. La collocazione del campus è stata sfruttata a livello strategico per procedere all’annessione di territori adiacenti, finalizzata, tra le altre cose, all’ampliamento del campus stesso».
E ancora: «Nota per la sua collaborazione con l’esercito israeliano - continua il report - e per il coinvolgimento in programmi di ricerca legati al complesso militare-industriale israeliano, ma anche per la repressione del dissenso sia di studenti – nonostante circa il 16% della comunità studentesca sia costituita da palestinesi, più della metà dei quali provenienti da Gerusalemme Est – che del corpo docente. Il 18 aprile 2024, la professoressa Nadera Shalhoub-Kevorkian è stata arrestata, perquisita e sottoposta a interrogatorio dalla polizia israeliana. Il suo arresto è avvenuto dopo che era già stata sospesa dalla Hebrew University per aver espresso posizioni critiche sull’intervento militare in corso a Gaza. Questo episodio ha suscitato una forte reazione da parte della comunità accademica internazionale, che ha denunciato l’accaduto come un grave attacco alla libertà accademica. In una lettera aperta, 120 accademici da tutto il mondo hanno puntato il dito contro la Hebrew University, ritenendola responsabile per aver sistematicamente represso la libertà di espressione della docente».
I PROGETTI SULL'AGRICOLTURA
Nel mirino dell'osservatorio Diga sono finiti due progetti di Unict: RESTCOAST e SOB4ES, che prevedono collaborazioni con due enti istituzionali israeliani: INPA (Autorità israeliana parchi e natura) e ARO. «INPA - denunciano i docenti - è descritta come agente di “sionismo verde” che usa strumenti di conservazione per finalità di controllo territoriale e di esproprio; ARO è organo governativo con legami a pratiche agricole e territoriali che coinvolgono territori occupati. L’attività congiunta rischia di risultare complice di processi di ecocidio (la sistematica distruzione delle risorse naturali ndr) e di esclusione delle comunità locali. La partecipazione di UniCt a un progetto europeo condiviso con l’ARO comporta il rischio di una corresponsabilità etica nella produzione e nell’utilizzo di dati scientifici che potrebbero essere impiegati per fini coloniali: gestione e sfruttamento delle risorse naturali, controllo territoriale, o implementazione di modelli agricoli che escludono le comunità palestinesi».
LEONARDO SPA
Negli ultimi anni l’Università di Catania ha intrattenuto diversi rapporti con Leonardo S.p.A.: contratti di ricerca, tirocini, stage e percorsi di placement per studenti e laureati; borse di dottorato e assegni di ricerca in ambiti tecnici; donazioni o finanziamenti per infrastrutture e attrezzature di laboratorio. Per i docenti due progetti con natura dual use, militare e civile, vanno sospesi: «Il progetto FAIR (Future Artificial Intelligence Research) - sottolinea il report - finanziato con il Pnrr, vede Leonardo tra i partner con l’Università di Catania su temi di intelligenza artificiale, i quali potenzialmente possono avere applicazioni dual use (civili e militari). Il progetto GENESIS, Programma Horizon Europe, sulla “Sostenibilità nella produzione di semiconduttori, riducendo l'impatto ambientale con innovazioni ecocompatibili”. Le tecnologie avanzate nei semiconduttori possono avere applicazioni sia civili che militari (dual use)».
LE PROPOSTE
Il Diga propone al senato accademico misure immediate, a breve termine e strutturali. Tra cui la sospensione cautelare immediata e temporanea per 90 giorni, in attesa di ulteriori approfondimenti, di ogni nuovo avvio e delle relazioni istituzionali formali con i soggetti più critici (in particolare: Hebrew University of Jerusalem; Israel Nature and Parks Authority – INPA; Agricultural Research Organization – ARO; altri enti/aziende identificati). La sospensione riguarda i rapporti istituzionali, non l’attività individuale non vincolata da accordi formali. E la nomina di un'altra Commissione indipendente mista (docenti, rappresentanti studenteschi, esperti esterni in diritto internazionale/diritti umani/etica) con mandato scritto e termine massimo per acquisire documenti, valutare destinazioni d’uso e proporre raccomandazioni puntuali.