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Il caso

Sempre più "privati" dell'Etna: spuntano altri cartelli nell'area del Parco. «Quella è nostra proprietà»

«Nessuno scherzo né intento polemico», afferma il titolare dell'agenzia turistica a cui fanno riferimento i nuovi avvisi apparsi sul Vulcano. Legambiente e le guide escursionistiche pronte a dare battaglia

Luisa Santangelo

29 Ottobre 2025, 07:00

Sempre più "privati" dell'Etna: spuntano altri cartelli nell'area del Parco. «Quella è nostra proprietà»

Zero provocazioni. Quando Nuccio Faro, guida vulcanologica, viene raggiunto al telefono dal quotidiano La Sicilia ci tiene a precisarlo: «Non è uno scherzo né c'è intento polemico. Quel terreno è nostro e vogliamo dirlo». Sic et simpliciter. La scorsa settimana sono apparsi, sui terreni che finiscono anche per costeggiare la sp 92, in territorio di Belpasso, dei cartelli di per sé piuttosto esplicativi: «Etna esagonal trekking tour proprietà privata». In qualche caso, a reggerli c’è una catena che dovrebbe servire a limitare l’accesso. «Si trovano tutti tra i 1700 e i 1800 metri sul livello del mare, non so se in area B o C del Parco dell’Etna», aggiunge il rappresentante dell’agenzia turistica.

«Visto che sull’Etna adesso possiamo dire che esiste la proprietà privata, noi diciamo che è privato anche quello», continua Faro. Del resto lui, insieme a Massimo Padalino, è uno dei proprietari della società citata nel cartello. Che organizza tour in quad e a piedi su tutto il territorio del vulcano. Il nome, Esagonal, racconta anche un’altra delle attività che Padalino gestisce sull’Etna: un bar-ristorante sul piazzale della funivia, nell’area del Rifugio Sapienza.

«Grazie al discorso dei Silvestri - prosegue Nuccio Faro - ci siamo decisi anche noi». In effetti, quell’area, come emerge dalla visura catastale, è loro: circa 117mila metri quadrati in tutto, almeno per quella particella. Se sui Silvestri, però, è stato messo un biglietto d’ingresso (cinque euro, ma l’accesso resta gratuito per i residenti in Sicilia), sfugge la possibile attività economica da realizzare in quei terreni quasi a ridosso della strada provinciale. «Non sappiamo ancora cosa farci, ma vogliamo che si sappia che abbiamo il diritto di proprietà tramite un atto regolarmente registrato. Magari, vedendo il cartello, la gente ci penserà due volte prima di buttare l’immondizia...». E però il fatto, e l’impressione di vedere quei cartelli dove prima non c’erano, resta.

«Senta, noi non abbiamo soltanto quell’area. Ne abbiamo anche altre. Senza contare che l’Etna è piena di proprietà private. Per esempio, mi pare che forse di castagneti in terreni pubblici ce ne sia uno soltanto. Eppure è pieno di castagne che si vendono da tutte le parti. Noi facciamo continuamente giornate ecologiche per ripulire i terreni di tutti, che ormai stanno diventando giornate da fessi, visto lo schifo che viene lasciato in giro. Ripeto: nessun intento polemico, anche altri stanno chiudendo i propri terreni. E diranno tutti la stessa cosa: che male c’è se quello è nostro?».

È «un’area di uso pubblico», tuona il Circolo etneo di Legambiente insieme alle guide escursionistiche. È «un atto grave - dicono - poiché la zona interessata ricade all’interno del comprensorio dell’Etna [...] Nessun soggetto privato può rivendicare l’esclusiva fruizione di un tratto di sentiero o di territorio protetto, né tanto meno apporre cartellonistica che ne limiti l’accesso senza specifiche e formali autorizzazioni».

La segnaletica ufficiale in aree protette e demaniali, continuano, «è regolamentata e può essere installata solo previa approvazione degli enti competenti (Comune, Parco dell’Etna, Città metropolitana, Regione). La comparsa di cartelli non autorizzati può generare confusione, scorrettezza professionale e un precedente pericoloso, che rischia di ledere il diritto di fruizione pubblica del territorio, creando zone di fatto “privatizzate”». E concludono: «La montagna è un bene comune». A metà novembre, intanto, è prevista la convocazione di associazioni, sindaci e amministratori in commissione Ambiente all’Ars. E gli argomenti di cui discutere, evidentemente, si sommano.