Cronaca
Vittoria e il processo Ghost trash, assolti i fratelli Consalvo
Padre e figlio hanno beneficiato della sentenza della Corte d'appello di Catania
L'operazione fu condotta dalla Guardia di Finanza
La seconda sezione della Corte d'appello di Catania (presidente Viviana Di Gesù) ha emesso ieri pomeriggio la sentenza nel processo nei confronti di tre imputati che hanno chiesto il giudizio abbreviato nel procedimento davanti al Gup di Catania Santino Mirabella, nell'ambito dell'inchiesta "Ghost Trash" del dicembre 2017 coordinata dalla Dda di Catania, per associazione di stampo mafioso finalizzata all'acquisizione di posizioni dominanti nel settore economico della realizzazione di imballaggi destinati alle produzioni ortofrutticole di Vittoria.
Assolti "per non avere commesso il fatto" i vittoriesi Giacomo Consalvo, 64 anni ed il figlio Michael Consalvo, 30 anni. Processo da rifare in primo grado per Emanuele Greco, 59 anni. La Corte ha dichiarato la nullità della sentenza di primo grado. Il giudice delle udienze preliminari etneo, Santino Mirabella, aveva condannato i tre vittoriesi alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione. Davanti al Tribunale di Catania l'accusa nel novembre del 2019 aveva chiesto la condanna a 12 anni di reclusione per Giacomo Consalvo, 64 anni ed Emanuele Greco, 59 anni, e quella a 10 anni per Michael Consalvo, 30 anni. I due Consalvo, padre e figlio, sono difesi dagli avvocati Giuseppe Di Stefano e Matteo Anzalone; Greco dagli avvocati Nunzio Citrella e Giuseppe Passarello. Nel corso della prima udienza in Corte d'appello si era registrata la relazione del giudice Giuliana Fichera, quindi, i lavori sono stati aggiornati per la requisitoria del procuratore generale Rosa Miriam Cantone che al termine ha chiesto l'assoluzione per i due Consalvo e la nullità della sentenza per Greco.
Ad appellare la sentenza del 14 gennaio di due anni fa è stata la difesa composta dagli avvocati Giuseppe Di Stefano, Matteo Anzalone, Nunzio Citrella e Giuseppe Passarello, anche alla luce della decisione del Tribunale del Riesame che dopo l'arresto annullò le ordinanze di custodia cautelare per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. In primo grado il giudice etneo aveva accolto le richieste del pm della Dda Raffaella Vinciguerra, anche se aveva ridotto le pene. Altri 18 imputati coinvolti nell'operazione del Gico della Guardia di Finanza hanno scelto il rito ordinario. Nove di loro sono stati condannati in primo grado alla pena complessiva di 43 anni e cinque mesi.