Le indagini
Dubbi e contraddizioni sulla morte di Aurora Maniscalco a Vienna
Versioni contrastanti, referti che non tornano e discrepanze temporali sugli ultimi attimi di vita della hostess palermitana
aurora maniscalco
Le testimoni della morte di Aurora Maniscalco hanno dato una versione in contrasto con quella fornita dalla polizia austriaca. Si parte da qui ma gli elementi che creano più di qualche dubbio sulla morte della hostess palermitana a Vienna sono tanti.
Lo scorso 21 giugno è stata vista cadere dal balcone della casa in cui viveva con Elio Bargione. Sarebbe morta il 23 successivo dopo due giorni di agonia.
La polizia austriaca ha annotato che le vicine di casa, madre e figlia di origine araba, avevano visto Bargione mentre cercava di trattenerla. Le due donne, però, parlando direttamente con l’avvocato del padre di Aurora hanno specificato che non è quel che hanno visto:
«Mia madre non ha visto né che lui la trattenesse né che la spingesse. Ha visto brevemente la signora quando era già in aria e ha subito distolto lo sguardo»
ha riferito Hiba Boufalgha. Tutto scritto nero su bianco.
Non solo: l’ospedale AKH di Vienna aveva segnalato il sospetto di «dolo da parte di terzi». Gli esami tossicologici fatti dall’ospedale viennese avevano peraltro escluso la presenza di droga nel sangue di Aurora. Elemento che smentirebbe, quindi, la ricostruzione fatta da Bargione che aveva descritto la ragazza come depressa e tossicodipendente.
Bargione avrebbe peraltro riferito di un’interruzione di gravidanza avvenuto a ottobre 2024, mentre i referti parlano di un’interruzione di gravidanza fatta da Aurora il 12 maggio 2025, ovvero poco prima della sua morte.
Non sono invece ancora noti i risultati dell’autopsia fatta su richiesta della procura di Palermo, ma dalle prime evidenze è risultato che la ragazza non aveva segni di violenza ed è arrivata a terra con le gambe e non con la testa come invece scritto dalla polizia austriaca.
Tutti elementi che sono adesso al vaglio dell’autorità giudiziaria austriaca che aveva inizialmente archiviato l’inchiesta.
Le indagini svolte autonomamente dall’avvocato Alberto Raffadale, e a Vienna, da Andrea Longo.