Infrastrutture
Ponte sullo Stretto, Ciucci rassicura: «Nessuna nuova gara e varianti entro il 50%»
L’amministratore delegato della Stretto di Messina era presente al vertice di Palazzo Chigi
 
												Pietro Ciucci
Alla riunione a Palazzo Chigi dedicata al Ponte sullo Stretto ha preso parte anche l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, il quale al termine ha riferito di aver fornito una serie di rassicurazioni. Interpellato sull’eventualità di una nuova delibera, ha osservato che “dipenderà da quali sono le motivazioni della Corte dei conti. Noi riteniamo di aver risposto a tutti quanti i rilievi. Da queste risposte, vediamo quelle che non hanno convinto la Corte. In base a questo tipo di motivazioni possiamo valutare il passo successivo, convinti e fiduciosi di poter avere assolutamente una registrazione”. Ciucci ha poi rimarcato il pieno rispetto delle norme: “Noi siamo convinti, tecnicamente, e io sono un tecnico, non sono un politico, di aver rispettato tutte le normative italiane ed europee al massimo dell’impegno. E credo, senza retorica, che nessun progetto infrastrutturale italiano ha avuto tanta attenzione a tutte le procedure, comprese quelle ambientali ed europee, le valutazioni di incidenza, e tutti i siti protetti.”
“Nessun progetto ha avuto un’attenzione di questo genere”. Sul fronte degli appalti, l’ad ha escluso la necessità di una nuova gara per il Ponte: secondo Ciucci, l’ipotesi legata all’aumento dei costi “è una valutazione assolutamente errata, numericamente errata. Perché è sbagliato mettere in confronto l’importo iniziale del contratto che risale al 2005-2006 con un importo attuale del 2025. Il problema del 50% riguarda nuovi lavori, non aumenti di prezzi dovuti all’inflazione. Se si confrontano gli ultimi listini prezzi ante e post Covid di Anas e di Rfi, due principali appaltatori italiani di infrastruttura, l’aumento dei prezzi è più del 50%”. “La direttiva europea parla di variante di lavori, non di aumento dei prezzi — ha proseguito —. E questo è il discrimine: noi varianti di lavori non ne abbiamo sostanzialmente o ne abbiamo per percentuali bassissime. Pur considerando, e non sarebbe corretto a stretto rigore, le varianti introdotte prima dell’entrata in vigore della direttiva, che è del 2014, le uniche varianti fatte riguardano il progetto del 2011. Ma anche considerando quelle siamo abbondantemente dentro il 50%.”
«Siamo un Paese in cui i ricorsi sono frequenti, ne abbiamo almeno un paio già avviati. Su quelli che sono arrivati a decisione abbiamo avuto risultati positivi per il progetto e per la società, e ci difenderemo ovviamente sulla base della bontà del lavoro che abbiamo fatto. È chiaro, non possiamo impedire a chi vuole di fare contenziosi o ricorsi, ma ci difenderemo. Fino adesso non hanno portato ritardi», ha aggiunto Ciucci.
-1759233068294.png) 
							 
							 
							 
							 
							 
							 
							-1761147112036.png) 
							 
							-1761201374291.png) 
							 
			 
						