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Il caso

Ponte, il governo frena: "Risponderemo alla Corte dei conti"

Meloni: "Opera strategica". Salvini: "Dopo il vertice, via a febbraio". Rilievi su coperture, stime di traffico, normative ambientali e antisismiche

Paolo Cappelleri

30 Ottobre 2025, 23:09

31 Ottobre 2025, 08:02

Ponte, il governo frena: "Risponderemo alla Corte dei conti"

Dalla denuncia di un «atto di invasione» con l’avvertimento che il governo «non si fermerà», alla presa d’atto che è necessario «attendere» le motivazioni per «replicare puntualmente a ciascun rilievo, utilizzando tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento». Resta l’ira dell’esecutivo verso la Corte dei conti che ha negato il visto di legittimità alla delibera del Cipess sul Ponte sullo Stretto, ma nel giro di quindici ore i toni sono cambiati. E pure la prospettiva dell’inizio dei lavori, slittata da novembre a febbraio, come ammesso da Matteo Salvini dopo il vertice di un’ora e mezza a Palazzo Chigi convocato d’urgenza da Giorgia Meloni, con anche Antonio Tajani in videocollegamento dal volo di Stato dal Senegal al Niger, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e l’ad della Stretto di Messina Pietro Ciucci.


Il nuovo atto del confronto fra governo e giudici contabili va in scena nelle ore in cui il Senato dà il via libera definitivo alla riforma della giustizia, a cui il centrodestra vuole affiancare quella della stessa Corte dei conti. Queste riforme «rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l’azione di Governo, sostenuta dal Parlamento», aveva messo nero su bianco la stessa Meloni nella dura reazione a caldo allo stop inflitto al progetto del Ponte. Il giorno dopo conferma al Tg1 di essere "incuriosita» da alcuni rilievi, assicurando che «il governo risponderà» e che l’obiettivo «è fare il Ponte sullo Stretto, un’opera strategica, un’opera ingegneristica che sarà unica al mondo».


Il day after fa registrare dunque toni meno rigidi da tutto il governo, anche se il Guardasigilli Carlo Nordio rimarca la necessità di risolvere il «problema serio» della «attribuzione alla magistratura di compiti e censure tipiche della politica». "Non voglio pensare che qualcuno si vendichi contro siciliani e calabresi per una riforma approvata dal Parlamento», la linea di Salvini, che garantisce risposte a tutte le informazioni richieste dalla Corte dei conti «senza nessuno scontro fra poteri dello Stato».


Il vicepremier leghista di primo mattino riunisce al Mit "tecnici, manager e uffici», e dal confronto emergono i rischi di ricorsi che lo spingono, come ricostruiscono fonti di governo, a proporre a Meloni e Tajani di attendere le motivazioni prima di definire le mosse. Una linea attendista condivisa nel vertice di Palazzo Chigi (alternativa a quella di insistere tout court sulla delibera del Cipess), fermo restando "l'obiettivo, pienamente condiviso dall’intero Esecutivo, di procedere con la realizzazione dell’opera».


Prima della riunione un paio di dichiarazioni non passano inosservate. Da FI Paolo Barelli invita a evitare «voli pindarici» legando la riforma della giustizia al Ponte: «La Corte dei conti ha fatto il suo lavoro». La seconda è del leghista Luca Zaia: «È già capitato e non sarà l’ultima volta che la Corte dei conti interviene nello spazio che gli è riconosciuto. Poi il governo risponderà. È fondamentale dire che si va avanti». I timori dei tecnici sono legati anche un altro atto sub iudice da parte della Corte, il decreto del Mit sul terzo atto aggiuntivo alla convenzione stipulata con il concessionario Società Stretto di Messina. Salvini si dice "assolutamente tranquillo e determinato: la maggioranza è compatta». Annuncia che in manovra metterà «in sicurezza tutti i fondi già stanziati», e che nel prossimo Cdm (mercoledì) informerà sull'iter da seguire: «Ai rilievi siamo convinti di poter rispondere punto su punto, abbiamo rispettato tutte le normative».

Le motivazioni sono attese non prima di dicembre, i giudici contabili sembrano intenzionati a prendersi tutti i 30 giorni a disposizione. Tra i rilievi sollevati, anche alcuni su coperture, affidabilità delle stime di traffico, conformità alle normative ambientali e antisismiche e alle regole Ue sul superamento del 50% del costo iniziale. «Non è richiesto», assicura il ministro delle Infrastrutture, il parere tecnico del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che secondo Angelo Bonelli (Avs) la Corte ha sollecitato vedendosi rispondere che è già stato dato nel 1997. E non servirà una nuova gara, garantisce Ciucci, spiegando che il rischio, di una «nuova revisione del corrispettivo» all’impresa appaltatrice potrebbe esserci se i lavori partissero a fine 2026 ma- aggiunge- «non vedo nulla che possa portare a uno stop e a un ritardo significativo».