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Sicilia crocevia di speranza e sfruttamento: tra caporalato e rimesse, l’Africa al centro del dibattito

Le rimesse verso i paesi africani diventano leva economica, ma servono strumenti più equi

Laura Mendola

03 Novembre 2025, 19:02

Migranti nei campi, generico

Migranti nei campi

Mentre il Mediterraneo continua a essere teatro di arrivi e partenze, la Sicilia si conferma epicentro di tensioni e opportunità legate all’immigrazione. Da una parte, il fenomeno del caporalato che sfrutta migliaia di lavoratori stranieri nei campi agricoli; dall’altra, il flusso delle rimesse che partono dall’Italia verso l’Africa, alimentando economie familiari e comunitarie nel continente.

Durante la conferenza internazionale «Africa Growth and Opportunity: Research in Action», tenutasi a Palermo, il direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini ha lanciato una proposta concreta: creare un sistema transnazionale di pagamenti per rendere le rimesse più veloci, economiche e sicure. Un modello simile a quello già in fase di sviluppo nei Balcani occidentali.

«Siamo pronti per aiutare», ha dichiarato Signorini, sottolineando come le rimesse rappresentino una delle maggiori entrate finanziarie per l’Africa, con 2 miliardi di euro provenienti solo dall’Italia. Tuttavia, il costo medio per inviare denaro nell’Africa sub-sahariana si attesta intorno al 9% in commissioni, tra i più alti al mondo.

Il volto oscuro dell’immigrazione: il caporalato

Mentre si discute di cooperazione e flussi finanziari, sul territorio siciliano si combatte una battaglia più silenziosa: quella contro il caporalato. Secondo i dati del Ministero del Lavoro, il fenomeno è particolarmente radicato nel settore agricolo, dove lavoratori stranieri vengono reclutati illecitamente, sottopagati e costretti a vivere in condizioni degradanti.

La Regione Siciliana ha recentemente annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile nei processi contro la tratta e il caporalato, come dichiarato dall’assessora alle Politiche sociali Nuccia Albano durante la conferenza regionale sul fenomeno migratorio. In parallelo, progetti come Su.Pr.Eme. Italia e P.I.U. Su.Pr.Eme. mirano a contrastare lo sfruttamento attraverso campagne di sensibilizzazione e interventi interregionali.

Tra passato e futuro: il richiamo a Federico II

Nel suo intervento, Signorini ha evocato il regno di Federico II, con capitale a Palermo, come esempio di convivenza tra culture e lingue diverse. «La reciproca comprensione fra culture, fedi, mari e lingue non è una debolezza ma una forza», ha affermato, sottolineando l’importanza della cooperazione internazionale per sostenere lo sviluppo africano.

La Sicilia si trova oggi al centro di una doppia narrazione: quella del sfruttamento e quella della solidarietà. Mentre le istituzioni lavorano per garantire giustizia ai lavoratori migranti, si aprono nuove prospettive per rendere i flussi finanziari più equi e sostenibili. Il futuro dell’Africa, e in parte anche quello dell’Italia, potrebbe dipendere dalla capacità di costruire pontieconomici, culturali e umani — tra le due sponde del Mediterraneo.