Il comitato occulto
«Abbiamo Enna, Palermo e Siracusa», le bandierine nella sanità. Dalle Politiche sociali bandi in anteprima: «Solo per gli amici»
Gli inquirenti hanno indagato anche la dirigente generale del dipartimento Famiglia, Maria Grazia Liberti. Avrebbe dato all'ex governatore informazioni riservate prima della pubblicazione
Le bandierine della Dc messe su tre capoluoghi siciliani. «Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa», festeggiava Totò Cuffaro, certo che nella spartizione delle poltrone della sanità era riuscito ad accaparrarsene un terzo. Parole che, secondo i pm che ieri hanno chiesto l'arresto dell'ex governatore e di altre 17 persone, ne dimostrano «l'influenza e l'ingerenza nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità nel mondo della sanità regionale».
Nella richiesta di arresti domiciliari i magistrati descrivono «l'alacre impegno dell'ex presidente della Regione nella questione della nomina dei dirigenti della sanità, le cui ragioni sono di immediata intuizione e vanno ravvisate nell'enorme quantità di risorse economiche, e non solo, che circolano in questo settore, sulla cui regolamentazione, gestione e normazione, peraltro, la competenza è regionale».
Nel mese di agosto 2023 era stata pubblicata la graduatoria dei quarantanove professionisti idonei all'incarico di direttori generali nella sanità pubblica della Regione Sicilia. Il governo regionale, su proposta dell'allora assessore alla Salute Giovanna Volo per garantire la continuità gestionale e funzionale degli enti, con due decreti aveva prorogato gli incarichi in fino a gennaio 2024. «Dunque, l'iperattivismo registrato, durante l'estate del 2023, da Cuffaro e Carmelo Pace (capogruppo della Dc all'Ars ndr) e dalle fila dei soggetti a loro vicini, anche e soprattutto politicamente - ritengono i magistrati - si collocava in un contesto di febbrile intermediazione fra la politica e il mondo della dirigenza sanitaria, finalizzata a collocare ai vertici delle Asp questo o quel dirigente, ciascuno sponsorizzato da una fazione politica piuttosto che da un'altra».
«Fidelizzare un dirigente, sponsorizzandone e propiziandone la nomina, come intuibile, - spiegano - voleva dire, a cascata, acquisire credito per incidere sulla nomina dei direttori amministrativo e sanitario e, consequenzialmente, per ingerirsi nella gestione amministrativa della struttura sanitaria».
Ma non c'è solo la sanità tra i feudi democristiani. Alla regione Cuffaro sarebbe stato di casa anche all'assessorato alla Famiglia, guidato dall'assessora Dc Nuccia Albano (non indagata). In particolare al dipartimento Famiglia e Politiche sociali guidato dalla dirigente generale Maria Grazia Liberti, che risulta tra gli indagati dell'inchiesta della Procura di Palermo. Secondo gli inquirenti, la dirigente avrebbe fornito informazioni riservate sui bandi del suo Dipartimento allo stesso Cuffaro e all'ex segretario di Cuffaro, Vito Raso, che è anche segretario particolare dell'assessora Albano. Per la dirigente regionale i magistrati non hanno chiesto misure cautelari.
«I bandi prima di essere pubblicati li dobbiamo mandare a tutti i nostri amici…». A dirlo, senza sapere di essere intercettato proprio Cuffaro, parlando Raso. Di Liberti avrebbe girato proprio a Raso, in anteprima, i bandi regionali e documentazione. «Totò… - dice Raso intercettato - Letizia aveva in anteprima il bando… questo era gli autistici… tu lo devi dare a qualcuno in particolare?». «Io - risponde l'ex governatore - posso darlo ai politici, ai consiglieri comunali, alle prime linee e come si chiama…non è che lo possiamo dare a tutti o no?». E chiedeva: «Fate una lista di 30/40 cristiani a cui man mano esce il bando, li fate cosi…». A Cuffaro - da Di Liberti e sempre tramite Raso - sarebbe stato anticipato anche un altro bando, da 9 milioni di euro per la formazione dei detenuti, poi pubblicato a fine giugno 2024.

