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Le carte dell'inchiesta

I «pizzini» di Totò: così Cuffaro voleva «rimettere le mani dappertutto»

Domani l'ex governatore dovrà rispondere punto per punto alle accuse: dall'associazione per delinquere alla corruzione, fino alle turbative

Laura Distefano

12 Novembre 2025, 14:12

20:57

Totò Cuffaro

Totò Cuffaro, segretario nazionale Dc

Totò Cuffaro lo ha ammesso più volte: «Ho tentato di stare lontano dalla politica ma non ci sono riuscito. È la mia passione». Da quello che emerge dalle carte del Ros di Palermo, però, pare che il sistema messo in piedi dall'ex governatore ha fatto ripiombare la Sicilia in un'epoca che molti volevano dimenticare. La regola delle clientele. Quando le poltrone erano un mezzo per allargare il proprio orticello. Leggasi pacchetto di voti. Trucchetti destinati all'amico di turno. Ogni giro di giostra. Posti di lavoro, appalti, concorsi, nomine. Questi gli orticelli da conquistare. 

Ieri hanno sequestrato i soldi a Totò: gli investigatori hanno forti sospetti che possano essere collegati al pagamento o ricezione di tangenti. Ipotesi assolutamente smentita dai legali dell'ex governatore. Ma ci sono dei dettagli che rimandano alle orecchie - o agli occhi - il conteggio dei contanti registrato dalle microspie. Un fatto però accaduto davvero in tempi abbastanza distanti. Quelle buste gialle sono state tenute in cassaforte davvero per così tanto tempo? Alcune banconote erano così deteriorate sicuramente sì. Ma il resto? Lo chiarirà venerdì Totò ai procuratori palermitani e alla gip. Sarà un lungo e complesso interrogatorio preventivo. Il rischio è quello di finire ai domiciliari

Cuffaro ha tentato diverse strade per rimanere nell'ombra. Lontani dai fari dell'opinione pubblica. E molte volte, infatti, ha messo avanti i suoi fidatissimi. A Roberto Colletti, ad esempio, diceva che gli avrebbe fatto giungere «…qualche pizzino…» per fissare appuntamenti con terze persone che avevano necessità di conferire con lui, senza farlo esporre ad occhi indiscreti. «Neanche per farti vedere e te li chiami, che poi la gente non vuole un cazzo, vuole essere, vuole solo incontrare».

Il suo delfino, alter ego, sarebbe stato Vito Raso: accusato anche di associazione per delinquere. Spedito nella segreteria dell'ex assessora alla famiglia Nuccia Albano, Raso ha incontrato un personaggio del mondo della sanità che pressava per posti da mantenere e criticava donne in corsia invece che avrebbero fatto strani giochi contro il “sistema Cuffaro”. Ed è lì che il braccio destro di Totò si lasciava andare a quale sarebbe stato il progetto politico dell’ex governatore: «Non ti preoccupare, tranquillo. Ora mettiamo le mani da tutte le parti, tranquillo, metteremo tutti al loro posto. Stai tranquillo che noi torneremo ad avere il pieno controllo»