Cronaca
Acate, incidente sul lavoro nella stessa ditta in cui operava Daouda Diane
La denuncia dell'Usb: "Chiediamo verifiche, è inaccettabile"
Daouda Diane, il mediatore scomparso
La sicurezza sul lavoro torna al centro del dibattito nella provincia di Ragusa. Dopo l’ennesimo incidente, questa volta in un’azienda del territorio, l’Unione Sindacale di Base (Usb) ha deciso di costituirsi parte civile nel processo contro la ditta di Acate, dove nel 2024 si è verificato un grave infortunio che ha coinvolto un lavoratore iscritto al sindacato. Il caso riaccende i riflettori sulle condizioni di lavoro nel comparto edile, e non solo, e sull’urgenza di garantire il rispetto delle norme di sicurezza, troppo spesso disattese.
«Non è la prima volta che accade un episodio del genere in quella realtà produttiva – sottolinea l’Usb Ragusa –. La stessa azienda era già salita agli onori della cronaca perché vi aveva lavorato Daouda Diane, il mediatore culturale che in un video aveva denunciato le condizioni drammatiche in cui vivevano e lavoravano molti migranti, prima di scomparire nel nulla». L’Usb ricorda come la battaglia per la sicurezza nei luoghi di lavoro sia da sempre una delle sue priorità, anche attraverso una legge di iniziativa popolare volta a introdurre nel codice penale il reato di omicidio sul lavoro e di lesioni gravi o gravissime. Nel Ragusano, il sindacato ha promosso campagne informative rivolte ai lavoratori migranti, organizzato corsi di formazione sulla prevenzione degli incidenti e distribuito migliaia di giubbotti catarifrangenti a chi si sposta in bicicletta lungo strade di campagna non illuminate, spesso per raggiungere le serre all’alba o dopo il tramonto. La costituzione di parte civile, spiega ancora l’Usb, rappresenta «un atto di giustizia e di coerenza con la nostra missione: difendere il lavoratore colpito, ma anche lanciare un segnale forte a tutti gli imprenditori. La sicurezza non è un costo, né un optional: è un diritto». Il sindacato chiede che l’azienda risponda “civilmente e penalmente” per le responsabilità accertate dagli ispettori, risarcendo i danni subiti dal lavoratore e adottando misure concrete per evitare nuovi incidenti.
«Ogni azienda che non rispetta le regole – conclude l’Usb – dovrebbe essere additata come esempio negativo da non seguire. La comunità deve schierarsi dalla parte di chi lavora, non di chi mette a rischio vite umane per profitto». In un territorio dove l’agricoltura rappresenta una delle principali fonti di reddito, ma anche uno dei settori più esposti allo sfruttamento e agli infortuni, l’azione legale dell’Usb Ragusa diventa così un simbolo di resistenza civile e di rivendicazione dei diritti. Un richiamo forte alla responsabilità sociale delle imprese e alle istituzioni, affinché il lavoro torni ad essere davvero un luogo di dignità e non di pericolo.
Valentina Maci