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Nave Mediterranea fermata per due mesi a Porto Empedocle. La ong: «Vero scopo è non avere testimoni di cosa fanno i libici»
Il 4 novembre gli attivisti disobbediscono all'indicazione del Viminale di raggiungere Livorno. Adesso il fermo e il ricorso. Come già successo ad agosto a Trapani, dove il Tribunale ha dato ragione alla ong
La nave della ong Mediterranea ha ricevuto un fermo amministrativo di 60 giorni e una sanzione di 10mila euro per avere violato il decreto Piantedosi. Cioè per avere disobbedito all'indicazione di sbarcare i 92 migranti salvati a Livorno e non nel porto sicuro più vicino. Lo scorso 4 novembre la ong, dopo diverse richieste al centro di coordinamento della guardia costiera di Roma, ha puntato dritto su Porto Empedocle. Gli attivisti hanno annunciato che presenteranno ricorso. Come già fatto ad agosto per lo sbarco di Trapani, avvenuto con le stesse modalità. In quel caso il Tribunale sospese il provvedimento di fermo del ministero dell'Interno.
Tra i 92 migranti soccorsi nel Mediterraneo c'erano anche 31 minori, di cui la Procura per i minorenni di Palermo aveva chiesto l'immediato sbarco nel porto più vicino alla posizione dell'imbarcazione. Nel frattempo, secondo quanto ricostruito dalla ong, la notte prima dello sbarco erano peggiorate le condizioni meteomarine e appena 10 migranti su 92 avevano accettato il cibo per protesta. «Non c'erano le condizioni per proseguire il viaggio fino a Livorno», sottolinea la capomissione Sheila Melosu. A lei viene contestato anche una presunta azione di ostacolo al medico dell'Usmaf (sanità marittima), salito a bordo nella rada di Porto Empedocle per visitare i minori. «Abbiamo messo a disposizione del medico l'ambulatorio e la strumentazione - replica Melosu - ho solo fatto presente che, visto il mare agitato, non c'erano le condizioni per il trasbordo dei minori. E che saremmo comunque entrati in porto per sbarcare tutti».
Ad agosto lo sbarco di Mediterranea a Trapani ha fatto scattare lo stesso iter: fermo amministrativo di due mesi e sanzione pecuniaria. Ma il locale Tribunale ha accolto il ricorso della ong, riconoscendo che una nave impegnata in attività di ricerca e soccorso debba sbarcare i naufraghi nel porto sicuro più vicino per tornare in mare nel più breve tempo possibile . «Anche questa volta - sottolinea Melosu - il ministero dell'Interno probabilmente perderà in giudizio, ma intanto ci fermano. L'unico scopo del governo è tenerci lontano dal Mediterraneo centrale, per non essere testimoni di quello che fa la guardia costiera libica: respingimenti, violenze e spari sulle navi di soccorso».
