La delibera
Il castello, l'ex raffineria di zolfo e la sede della Cgil: ecco il piano di “scambio” del patrimonio fra il Comune di Catania e l'Agenzia del demanio
L’Agenzia statale e il municipio etneo verso una partnership per «valorizzare immobili» e «attrarre investimenti anche internazionali». L'elenco dei beni coinvolti
Il cantiere della Cittadella giudiziaria in viale Africa
«Un’opportunità strategica e non differibile». «Un’occasione storica per incentivare e pianificare la riqualificazione del patrimonio pubblico». «Un fattore di crescita per l’economia». I toni non potrebbero essere più trionfalistici. E l’operazione, del resto, è presentata come rivoluzionaria: un accordo tra Comune e Agenzia del demanio, che può prevedere anche «trasferimenti patrimoniali in regime di reciprocità», nell’ottica di razionalizzare l’impiego degli asset pubblici e conseguire risparmi di spesa. In altri termini: uno scambio di immobili che serve a sgravare un’amministrazione e arricchire il «portfolio» immobiliare dell’altra. Così Palazzo degli Elefanti mette a disposizione del Demanio l’edificio tra via Crociferi 40 e via di Sangiuliano 317 (quello che ospita la Cgil) e l’ex raffineria di zolfo di viale Africa 35. Mentre l’Agenzia, dall’altro lato, cala assi come il Castello Ursino e la Cittadella giudiziaria che sostituirà il Palazzo delle Poste.
L’operazione nazionale si chiama “Piano città degli immobili pubblici”, cui il municipio ha deciso di aderire con una delibera approvata dalla giunta il 26 novembre. È, in pratica, un’iniziativa dell’Agenzia del demanio che si propone, di fatto, di accentrare su di sé una serie di operazioni immobiliari, che possono prevedere anche il partenariato pubblico-privato («con particolare riferimento a quello culturale, turistico e sociale»), anche su edifici e spazi non suoi, tramite accordi con gli enti locali. In tutt’Italia, al momento, i “Piani città” firmati sono 24 e uno è in attesa di firma. Il solo “Piano” accordato in Sicilia fino a ora è di Messina, dove l’unico bene (sui 21 totali) che il Comune vuole spingere verso il Demanio è l’ex baraccopoli di Bisconte.
A Catania, invece, la situazione è più equilibrata dal punto di vista numerico. Municipio e Agenzia si mettono d’accordo per l’«uso ottimale dei beni» dell’accordo. Così il Comune, adesso che ha sanato la sua condizione di “occupante” del Castello Ursino, se lo vede offrire dal Demanio. Assieme a, come detto, la Cittadella della Giustizia di viale Africa, l’ex Ipab di via Cifali (destinato a diventare il nuovo tribunale per i Minorenni), alcuni appartamenti in via della Lucciola (a San Giorgio), il rifugio antiaereo di Cava Daniele, l’ex Polveriera della Plaia (accanto al Boschetto), le aree della Ferrovia Circumetnea delle stazioni di Borgo, Nesima e piazza Galatea, un capannone industriale e il centro di polizia di via del Canalicchio (nel Comune di Tremestieri Etneo).
Quasi tutte aree la cui destinazione è già decisa e per le quali il Comune (o la Città metropolitana, coinvolta nel “Piano città”) potrà continuare a progettare come fatto finora, e come continuerà a fare secondo il Pug, il Piano urbanistico generale in corso di lavorazione. Su alcune di queste aree c’è già stato un bel discutere: l’ex polveriera di viale Kennedy 10, per esempio, era entrata in un piano di dismissione del Demanio nel 2019, quando i 6.882 metri quadrati di verde fronte mare erano stati messi in vendita. E poi ritirati dopo l’interessamento del municipio guidato dal sindaco Salvo Pogliese.
Di genere per lo più diverso sono, invece, i beni che Comune ed ex provincia sono disposti a mettere nelle mani dell’Agenzia statale affinché possa «attrarre investimenti privati anche a carattere internazionale». Una volta sfrattata per morosità la Cgil, per dire, il complesso di via Crociferi 40 diventerà una tela bianca di pregio che affaccia su uno dei gioielli del barocco siciliano. La Città metropolitana, poi, vuole inserire nel “Piano” l’ex cinema Ritz di via Ibla, a poche decine di metri da via Etnea, che la provincia aveva comprato affinché gli studenti della facoltà di Giurisprudenza dell’università di Catania avessero spazi ampi dove potere seguire le lezioni.

Il Comune intende dare in gestione al Demanio i terreni lavici in via Felice Fontana, di fronte alla fermata della metropolitana. Aree che la soprintendenza avrebbe voluto vincolare e che ospiteranno la caserma dei carabinieri e dei vigili del fuoco, trovando lo strumento urbanistico «più idoneo», come recita un’apposita delibera di giunta di ottobre di quest’anno. Piazza Duomo è pronta a «valorizzare» tramite l’Agenzia anche villa Gentile Cusà, col suo giardino verdeggiante, nel cuore del quartiere di Cibali; e, infine, l’ex raffineria Alonzo e Consoli di viale Africa, storico centro di lavorazione dello zolfo. La costruzione era uscita devastata da un incendio nel 2015 e all’epoca, già da un decennio, si pensava di trasformarla in un centro «polifunzionale», magari da affidare all’Accademia di Belle Arti di Catania.
Non se n’era fatto niente così, nel 2022, l’allora commissario Federico Portoghese aveva dato il via libera al «recupero dell’immobile» tramite il project financing o «strumenti di finanza innovativa». Provvedimento subito revocato dal suo successore, Piero Mattei, che aveva messo una pietra tombale su qualunque ipotesi di coinvolgimento privato per la rifunzionalizzazione dell’immobile di archeologia industriale. Una vita fa, letteralmente. Se l’accordo fra Comune e Demanio sarà firmato, anche sull’ex raffineria si aprirà un capitolo tutto nuovo. A Palazzo degli Elefanti spetterà solo di «facilitare le operazioni», adottando e approvando «le opportune procedure amministrative, anche semplificate». E «con celerità», si aggiunge nella bozza di accordo appena approvata.