Udi
L’Unione donne d’Italia celebra 80 anni a Catania: le battaglie contro la mafia e i missili di Comiso
Per l’anniversario dell’associazione due convegni ai Benedettini e l’annuncio di una raccolta archivistica
Due giornate di studio, ieri e stamattina alle 10, all’Auditorium dei Benedettini, per celebrare gli 80 anni dell’Udi. L’Unione donne d’Italia nasce dalla Resistenza ed ha la stessa età della nostra Costituzione, di cui è coautrice con le Madri Costituenti. Da sempre l’intreccio tra l’Udi e la politica - una politica di sinistra e progressista - è molto forte, e importante è il contributo che l’associazione ha dato allo sviluppo della vita democratica del Paese con il suo impegno a cambiare in meglio la vita delle donne e, attraverso di questa, la vita della società italiana.
«Le donne dell’Udi - ricorda Adriana Laudani che ne è una delle figure di spicco - erano anche donne comuniste e hanno vissuto e vivono una doppia e tripla militanza, nell’associazione, nel partito e nel movimento femminista. Il nostro tentativo è fare dialogare questi luoghi facendo sì che siano spazi dove scambiare valori, proposte e obiettivi. Di qui anche la decisione di non scegliere tra emancipazione e liberazione e di percorrere entrambi i filoni di battaglia femminista».
E sono tante quelle che le donne dell’Udi hanno combattuto nel tempo, a partire dalla riforma del diritto di famiglia e dalle battaglie referendaria per il divorzio e per l’aborto, straordinarie per il coinvolgimento e per il risultato. E poi le battaglie in difesa dei diritti delle lavoratrici madri e dei diritti civili, le battaglie contro la violenza sessuale e contro la sessuofobia.

E va sottolineato che la battaglia "Stop al femminicidio" parte da Catania per poi diventare nazionale. La specificità catanese e siciliana è che s’intrecciano le battaglie contro la violenza sessuale e la mafia e per la pace. «La consapevolezza che la violenza ha un’unica radice, che è quella patriarcale di prepotenza e predominio, nasce dalla nostra elaborazione». Non a caso negli anni Ottanta in Sicilia sono gli studenti e le donne l’avanguardia della lotta alla mafia. È in Sicilia che nasce l’Associazione donne contro la mafia, ed è l’Udi siciliana a costituirsi parte civile nei processi di mafia e a chiedere l’introduzione della cultura antimafiosa nelle scuole.
«Quando Pio La Torre arriva in Sicilia - racconta ancora Adriana Laudani - scopre che le donne dell’Udi avevano raccolto 10.000 firme per una petizione al presidente Sandro Pertini contro i missili a Comiso. Ci chiese se potesse farla del partito e le firme raccolte diventarono un milione. E sono state le donne dell’Udi a lanciare l’idea dei "lenzuoli bianchi" contro la mafia e a dare vita, dopo l’assassinio di Borsellino, all’iniziativa "Donne del digiuno" per chiedere la rimozione del prefetto e del questore di Palermo». E ancora. Sono state le donne dell’Udi a lanciare a Catania l’iniziativa "Stereotipa" per avviare nelle scuole un confronto sugli stereotipi e, negli anni Ottanta, Catania, con l’adozione di una delibera comunale, è stata la prima città “libera dalla pubblicità offensiva verso le donne”, iniziativa poi diffusa in tutta Italia. Una serie di battaglie che portano a concludere che «la storia dell’Udi è dentro la storia migliore delle battaglie civili e politiche della nostra regione e in queste battaglie siamo state all’avanguardia».
Un patrimonio importante di lotte e conquiste che non va perduto perché «senza memoria non c’è futuro». Questo il senso della costituzione - annunciata ieri durante la giornata di studi - dell’archivio catanese dell’Udi, idea spinta dalle morte di Elvira Colosi e Grazia Giurato, due esponenti storiche dell’associazione. Le socie hanno conferito documenti, foto e manifesti rendendo pubblico, a vantaggio di tutti, un ricco materiale privato. Per riordinarlo, e dare vita all’archivio cartaceo e informatico, l’Udi ha fatto un accordo con la cattedra di Archivistica del Disum retta dalla professoressa Simona Inserra. L’archivio sarà ospitato dalla “Società di storia patria”, a Palazzo Tezzano, e sarà consultabile, a disposizione di studiosi e studenti. La sua esistenza è anche un invito a singoli e associazioni a versare nell’archivio i materiali di cui sono in possesso.