Il saluto
Il questore Gargano saluta Messina: "Lascio una città più sicura" dopo due anni di lotta a droga e violenza domestica
Due anni di bilancio del questore Annino Gargano: Messina più sicura grazie a operazioni contro droga, mafia e usura, provvedimenti contro la violenza domestica e maggiore tutela per le vittime.
«Quelli alla guida della Questura di Messina sono stati due anni intensi». A dirlo, negli uffici di via Placida davanti ai giornalisti, è stato il questore Annino Gargano, in occasione dello scambio di auguri con la stampa, parlando di quanto fatto e di come stia lasciando una Messina «più sicura grazie la lavoro in sinergia con la prefetta e la magistratura. Sicurezza che è stata percepita dai cittadini, dai turisti e croceristi».
Ha ricordato quanto preziosa e proficua sia stata “la collaborazione con le altre forze dell’ordine” che ha permesso di ottenere risultati tangibili. Nel salutare la città, che lascerà il 10 gennaio per andare a dirigere la Questura di Bari, non ha nascosto la sua commozione.
Un saluto ad una Messina dalla quale «si è sentito accolto fin dal primo momento». Sono stati anni di «cavalcata veloce» e intensa vissuta con una squadra molto efficace.
«Non c’è stato episodio sul quale non siamo intervenuti» e ha elencato alcuni dati: 80 fogli di via obbligatori, 69 avvisi orale, 24 Daspo, 66 Dacur il Daspo Willy anche sulle isole Eolie. Il numero degli ammonimenti per violenza domestica è stato di 74 a fronte dei 7 per stalking. Senza dimenticare le importanti operazioni di contrasto al traffico di droga, all’usura, alle estorsioni e la incessante lotta alla criminalità organizzata anche mafiosa.
Si è soffermato in particolar modo sulle tante, troppe, violenze domestiche legate in qualche modo all'uso, all'abuso di sostanze stupefacenti di facile reperimento in città.
«Abbiamo riscontrato una diffusione di sostanze stupefacenti di vario tipo, in particolar modo del crack. Questo ha comportato una sorta di dipendenza con profili che si sono riverberati negativamente all'interno dei nuclei familiari – spiega -. Atti di violenza nei confronti dei propri familiari dovuti probabilmente anche agli effetti dell’abuso di queste sostanze oltre che per il reperimento dei soldi. Come attività immediata di prevenzione, per evitare che se ne potessero verificare altri ho adottato degli ammonimenti proprio per violenza intrafamiliare».
Durante questi due anni molta attenzione è stata rivolta nei confronti dei giovani. «Mi fa piacere quando dei genitori mi incontrano e mi dicono che si sentono più sicuri sapendo che quando i loro figli sono in giro, c'è qualcuno che guarda e che veglia su di loro. È il nostro obbligo, è il nostro dovere anche con la presenza, talvolta discreta, talvolta invece ampiamente visibile».
Come è cambiata Messina rispetto a quando si è insediato in Questura? «In questi due anni di impegno, di lavoro continuo ho avuto la possibilità di apprezzare una bella città, una bella provincia che è in marcia, è in continuo movimento per migliorare nei servizi, nella vivibilità, nell'accoglienza dei sempre più numerosi turisti che vengono in città, mi riferisco in particolar modo ai croceristi. Messina è una città che fa sforzi, fatta di tante persone per bene, che ho avuto modo di apprezzare e di voler bene, come spero che la città, la provincia abbia voluto bene a me in relazione all'impegno che ho profuso».
Di questi giorni la notizia di un’intesa siglata dalla procura per il coinvolgimento di esperti psicologi nei casi di violenza a più alto impatto traumatico, in particolare per i «codice rosso».
C’è molta attenzione? «Assolutamente sì, la dimostra non soltanto l'attività di prevenzione fatta attraverso l'adozione di provvedimenti ad hoc, quali gli ammonimenti, ma anche nell'azione di prevenzione per evitare le recidive. Con il rinnovo del protocollo Zeus la collaborazione continua con le associazioni, con i centri antiviolenza e in ultimo con questo protocollo voluto dal procuratore capo della Repubblica di Messina affinché si verifichino sempre meno episodi gravi. Il ricordo va a Sara Campanella e alle altre donne che proprio in questo territorio hanno perso la vita».