L'intervista
Catania, Curcio traccia il bilancio 2025: «Duri colpi a tutti e due i livelli della mafia, politico-istituzionale e militare»
Il procuratore tira le fila delle attività investigative svolte negli ultimi dodici mesi. Lotta a tutti i settori criminali. E sull'immigrazione clandestina dice: «C'è quella di serie A e di serie B»
Curcio, procuratore capo di Catania
Duri colpi ai due livelli della criminalità organizzata. Quello dei piani alti, che ha rapporti diretti con gli apparati delle istituzioni e dialoga con i grandi colossi imprenditoriali, e quella militare che fa affari con la droga, le rapine, l'estorsione e l'usura. Francesco Curcio, procuratore di Catania, tira le fila - in un'intervista rilasciata all'Ansa - sulle attività investigative e giudiziarie messe in campo in questi dodici mesi. «Possiamo parlare, nell’anno 2025 che volge al termine, dei risultati ottenuti che penso siano stati importanti su tutti i fronti, sia quello del contrasto alla criminalità organizzata che opera a livello territoriale, con le estorsioni e lo spaccio di stupefacenti, sia anche su quelle di tipo mafioso e il livello superiore, diciamo, politico-istituzionale». Curcio rileva «la capacità delle organizzazioni mafiose di fornire ciò di cui i politici hanno più necessità: il voto di scambio». Un esempio di queste parole è data dall'operazione Mercurio che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio dell'ex deputato regionale Giuseppe Castiglione, eletto nelle file del Movimento per l'Autonomia.
Il procuratore di Catania parla poi di mafia dei ricchi e dei poveri. «C'è la mafia dei poveracci, che sono quelli che gestiscono per conto dei 'capì le piazze di spaccio, che fanno le estorsioni porta a porta, o anche quelle più importanti. Quest’anno sono stati raddoppiati i procedimenti per estorsione aggravata dal metodo mafioso - osserva il magistrato - siamo passati a settantotto procedimenti mentre erano una trentina negli anni scorsi. C'è quindi questa mafia che opera sul territorio e che, per fortuna non ammazza, come una volta, ma è violenta, perché le ritorsioni violente le tocchiamo con mano tutti i giorni, pestaggi, sparatorie, atti intimidatori, e così via. E poi - sottolinea il procuratore - c'è la mafia dei ricchi, che è quella dei grandi appalti, che è sempre più ricca e che ormai ha digerito quelle provviste di denaro mafioso che negli anni '80 e '90 sono state messe in circolazione. Sono diventate parte della sua ricchezza con la quale controlla tutta una serie di attività».
«Nel nostro territorio è importantissimo sicuramente il traffico di droga che pesa moltissimo. L’ndrangheta fornisce e i siciliani gestiscono poi il traffico successivo fino allo spaccio di strada e la logistica. Abbiamo - aggiunge Curcio - queste realtà siciliane che operano, grazie alle forniture che arrivano dalla Calabria e dagli albanesi, la cui mafia sta anche piantando radici stabili in Sicilia. Grazie alla droga cominciano a entrare nel tessuto sociale grazie all’economia illegale. Quindi si inizia a profilare questa mutazione della mafia. Prima esclusivamente narcomafia, adesso più stabile e presente sul territorio. Quello della droga è il principale business e poi c'è quello degli appalti che è ancora sotto il ferreo controllo delle associazioni mafiose. Se i clan non vincono l’appalto ottengono il subappalto, e se non ottengono neppure quello fanno estorsioni importanti, inquinando molto il settore». I blitz che sono scattati sul fronte antimafia sono decine: con pugnalate al cuore alla famiglia di Cosa Nostra, ma anche alle cosche che operano fuori dall'accreditamento del tavolo mafioso palermitano.
Il procuratore di Catania non dimentica la questione immigrazione clandestina. Parlando di due tipologie di viaggi, che dipendono dalle capacità finanziarie del passeggero. «Sulla questione migranti rilevo che c'è quella di serie A, di serie B e di serie C. Abbiamo individuato sostanzialmente che mentre i migranti più benestanti partono con delle imbarcazioni, spesso si parla di barche a vela anche importanti, dalle coste della Turchia, passando per la Grecia, arrivano poi qui in Sicilia occidentale. Poi ci sono i più poveri, quelli di serie B e di serie C, che partono dalle coste libiche. E’ un flusso questo che sembra inarrestabile. Quello della Turchia - dice Curcio - è significativo però, ovviamente, essendo riservato ai più ricchi che possono pagare anche da 20 a 30mila euro per un viaggio, il fenomeno, da un punto di vista numerico, è ridotto, anche se poi i guadagni sono ingenti per chi lo gestisce. Sul traffico libico, invece, abbiamo questa difficoltà enorme. Sappiamo - evidenzia - come vengono organizzati i viaggi, sappiamo dove vengono tenuti i migranti in Libia, in condizioni di quasi schiavitù, sappiamo da dove partono, ma non essendoci, come dire, una possibilità, a oggi, di cooperare con le autorità libiche, parliamo sia del governo riconosciuto, ma ovviamente a maggior ragione di quello non riconosciuto di Haftar, siamo impossibilitati a intervenire alla radice per fermare questo fenomeno. E’ un problema evidentemente politico - ha detto il magistrato - e la politica dovrebbe cercare di ottenere una cooperazione da parte delle autorità di questi Paesi. Solo così, a mio avviso sarebbe possibile frenare il fenomeno. A mia memoria non c'è mai stato un governo che è riuscito a ottenere una cooperazione da parte delle forze di polizia e dell’autorità giudiziaria libica perché, ripeto, parliamo di punti di partenza che sono individuati, tracciabili e dunque potrebbe svilupparsi un’attività, conoscendo anche in alcuni casi quali sono le organizzazioni che operano su quel territorio, ma, ripeto siamo fermi, non possiamo muoverci perché non esiste un canale di cooperazione. Con i turchi - conclude Curcio - abbiamo cooperato e anche bene, è stata un’esperienza felice, anche con l’Egitto perché si trattava di una banda egiziana che operava in Turchia. Ma il problema, ripeto, sono queste organizzazioni libiche».