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Favino presenta oggi a Catania il suo film "Il Maestro", fragile e imperfetto
L'attore saluterà il pubblico in tre sale tra città e provincia
Pierfrancesco Favino è Il Maestro “fragile” e “imperfetto ” nel film di Andrea Di Stefano, in cui interpreta un ex tennista tutto estro e sregolatezza. L’attore romano con una carriera lunga oltre trent’anni, che spazia dal teatro alla tv, dal cinema alle produzioni, in un'intervista a Palermo (per la presentazione del film) parla di solitudine, fragilità e debolezze umane. Oggi Favino sarà a Catania, alle ore 17 e 19.30 Eplanet Ariston, 17.30 Eplanet Catania, 20.30 Multiplex Cinestar San Giovanni La Punta.

Pierfrancesco, interpreta un ex campione che torna in campo come allenatore. Come si è preparato per questo ruolo?
«Non si parla di un campione vero e proprio ma di un ex professionista degli anni ‘70 e ‘80. Non c'è stato bisogno di una grandissima preparazione perché è un tennista di seconda fascia e io un po' gioco a tennis. Andrea di Stefano, il registra del film, invece è stato una promessa del tennis e quindi durante le riprese, sia io che lui, siamo stati molto attenti ad alcuni dettagli. Chi ama il tennis potrà vederli e riconoscerli».

Nel film è un uomo tormentato. Quanto è stato faticoso portare questo aspetto sullo schermo?
«Più che faticoso è stato stimolante ma in una maniera diversa. Credo che ognuno di noi abbia tormenti interiori e sicuramente nella storia, che è comunque leggera e non drammatica, quest’uomo affronta a un certo punto del suo viaggio insieme a questo bambino, i fantasmi del suo passato. È un uomo con un’instabilità emotiva evidente e per questo ci siamo fatti aiutare da professionisti della psiche. È stato importante fare questo tipo di percorso e poi la sceneggiatura era talmente ben scritta che è stato piuttosto facile».
Qui lei restituisce un’umanità nascosta, fragilità e solitudine, si ritrova in questa debolezza?
«Penso di avere anch’io momenti di solitudine e fragilità come li abbiamo tutti. È impossibile essere sempre al massimo delle proprie forze, gioiosi ed entusiasti e quindi anch'io ho le mie zone buie ma fortunatamente non patologiche come avviene per il personaggio che interpreto. Credo che da spettatore, vederle sullo schermo probabilmente facciano meno paura e ci facciano sentire meno soli, anche sapere che ci sono altri esseri umani che attraversano fasi cupe o più complicate».

Il titolo gioca su un doppio senso: il maestro e l’insegnante di vita. Cosa ha voluto trasmettere attraverso il personaggio?
«Penso che Andrea Di Stefano volesse raccontare che a volte si può essere maestri anche se si è imperfetti, o magari maestri nelle vittorie anche quando quelle vittorie ci sfuggono. Si può essere involontariamente maestri e questa è la storia che Andrea voleva raccontare, due persone che probabilmente non sono dei numeri uno nello sport ma che con il loro incontro riescono ad assegnare una vittoria su un campo diverso da quello del tennis».

Il suo sogno è quello di vedere il cinema integrato nelle scuole per incoraggiare una nuova generazione di artisti o tecnici.
«Penso sia fondamentale per tanti motivi saper fare cinema più che solo guardarlo. In un mondo in cui il video quotidianamente racconta se stessi, ormai strumento principale di comunicazione, credo sia necessario che i ragazzi a scuola abbiano la possibilità di conoscere come funziona quel linguaggio e si rendano conto che attraverso il cinema si può dire, chi siamo, quali sono le nostre emozioni, le nostre idee e i nostri pensieri. Da anni lo faccio con l’associazione Unita, di cui faccio parte, promuovendo la cultura cinematografica tra i più giovani. In questo momento, penso che sia molto importante dotare i ragazzi della consapevolezza del linguaggio cinematografico che poi potranno usare come vogliono, sui social o magari diventando, registi, direttori della fotografia o attori se dovessero scoprire il talento e la curiosità. Non credo sia possibile oggi non integrare la conoscenza cinematografica e soprattutto della tecnica in una realtà che, sempre più spesso fa del video e dell'immagine in movimento un utilizzo che a volte può essere manipolatorio».