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Il rapporto ActTank

Sicilia, economia in chiaroscuro: il Pil non trascina l'occupazione di giovani e donne

Lo studio di The European House Ambrosetti individua tre settori di sviluppo: agroalimentare, economia del mare e Itc

31 Ottobre 2025, 12:58

Sicilia, economia in chiaroscuro: il Pil non trascina l'occupazione di giovani e donne

C'è un grosso potenziale che fa capolino dai dati ma che è ancora inespresso: si può sintetizzare così il rapporto 2025 di ActTank Sicilia, l'iniziativa di Teha - The European House Ambrosetti che riassume punti di forza e di debolezza dell'Isola, soprattutto dal punto di vista economico. L'obiettivo è suggerire strategie per la crescita della regione. Il documento è stato presentato a palazzo Branciforte davanti a una platea di imprenditori, politici regionali, studiosi e funzionari, con i panel principali moderati dal direttore de La Sicilia, Antonello Piraneo.


L'economia siciliana emerge in chiaroscuro dai dati: «Abbiamo voluto cambiare cifra narrativa - dice Valerio De Molli, Ceo di Teha Group - perché non vogliamo riprendere le lamentele sui tanti problemi, sul malfunzionamento, sul deficit di crescita e sui problemi noti e su cui si fanno decine di convegni. Vogliamo essere analitici sui fatti e comprendere dove siamo eccellenti, gli asset che abbiamo in Sicilia». Si parte dalla crescita del «Pil, in cui la Sicilia è prima in Italia per il tasso di crescita dal periodo pre-Covid: dal 2019 la regione è cresciuta del 23%, aggiungendo 21 miliardi alla propria ricchezza. «È pari al Pil di Basilicata, Molise e Val D'Aosta - dice De Molli - in pratica è come se la Sicilia avesse creato altre tre regioni italiane».


Dati che come si diceva hanno anche un lato in ombra. Come per esempio nel Pil pro capite, che come si legge nel rapporto è una misura più “veritiera” rispetto al prodotto interno lordo per misurare il benessere economico e sociale diffuso nel territorio. In questo caso la Sicilia è penultima tra le regioni italiane, con un valore del Pil pro capite di 32.560 euro: il 63% del valore medio in Italia. Sul lato occupazione, si registra una crescita del 5,5% ma è anche la seconda regione italiana per Neet, giovani che non lavorano, non studiano né cercano lavoro: si tratta del 25,7% dei ragazzi siciliani, 10 punti in più della media nazionale. Dati allarmanti anche per il tasso di occupazione femminile: terzultima regione in Italia. Ha un lavoro il 34,9% delle donne siciliane, contro il 53,3% della media nazionale.


Il rapporto poi si concentra sul ruolo che l'industria può avere nella crescita. L'Isola è già leader nel settore della crocieristica, seconda per scambio di merci ed è un hub di sicurezza energetica europea. Lo studio di Teha individua tre settori in cui è possibile un ulteriore sviluppo: la filiera agroalimentare, l'economia del mare e la meccatronica/Ict. Nel caso dell'agroalimentare, la Sicilia nel 2023 ha contribuito per il 5,9% al valore aggiunto complessivo della filiera nazionale, posizionandosi al quinto posto tra le regioni italiane con un valore pari a 5,5 miliardi. Nell'economia del mare l’Isola è terza per numero di imprese blu, quinta per incidenza occupazionale della filiera, sesta per incidenza economica della filiera sul totale regionale, mentre il settore Ict ha ricevuto investimenti per 5 miliardi e può ancora progredire.


Su come sia possibile fare crescere tutto questo potenziale il rapporto Teha individua i nodi del capitale umano, dell'accesso al capitale, delle infrastrutture, della transizione verde e della pubblica amministrazione. Uno dei più rilevanti è proprio l'accesso al credito, che in un un sistema fatto in gran parte di micro e piccole imprese è, secondo il rapporto, un elemento determinante di competitività.
«In questo scenario - si legge nel documento - risulta significativo che nel 2024 la Sicilia abbia registrato la contrazione più contenuta dei prestiti alle imprese a livello nazionale». In coda al suo intervento, De Molli indica anche nello sfruttamento della Zona economica speciale per il meridione un'area su cui la Sicilia potrebbe fare molto di più: «Bisognerebbe innanzitutto fare conoscere di più la Zes, darle più attenzione politica e istituzionale, andrebbe presidiata e spinta in avanti».