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Dazi al 107%, perché la pasta italiana può sparire dal mercato americano da gennaio

L'Amministrazione Trump accusa le aziende di dumping: i tredici marchi che rischiano grosso

Redazione La Sicilia

11 Novembre 2025, 13:45

Dazi al 107%, perché la pasta italiana può sparire dal mercato americano da gennaio

Secondo un articolo del New York Post la pasta italiana negli Stati Uniti rischia una forte battuta d’arresto. Tredici marche di pasta made in Italy potrebbero infatti sparire dagli scaffali o subire aumenti di prezzo significativi già da gennaio, quando entreranno in vigore dazi doganali del 107%.

Le nuove imposte, le più alte mai ordinate da Washington su un prodotto dall’inizio della stretta sulle importazioni da parte del presidente Trump derivano da una tariffa base del 15% sui prodotti europei, a cui si somma un dazio punitivo del 92% per presunte pratiche di “antidumping”: l’accusa è che i produttori di pasta italiani avrebbero esportato a prezzi inferiori a quelli dei concorrenti americani.

Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti sostiene che alcuni fornitori italiani abbiano violato le leggi, vendendo i loro prodotti a prezzi molto bassi per conquistare quote di mercato nel Paese. Jim Donnelly, direttore commerciale di Rummo USA, ha contestato le accuse dichiarando che non intende aumentare i prezzi al pubblico nonostante i dazi, che, calcolati completamente, farebbero raddoppiare il prezzo da 3,99 a 7,99 dollari.

"Questo sarà devastante per tutte le aziende italiane produttrici di pasta, non solo per Rummo", ha detto Donnelly, negando le accuse di dumping e sottolineando che la società vende negli USA a prezzi più alti rispetto all’Italia.

Il contenzioso nasce da un’indagine avviata l’anno scorso dal Dipartimento dell’Agricoltura Usa, dopo le denunce dei produttori nazionali che ritenevano i prezzi italiani sleali. Le autorità hanno contestato a due marchi - Pasta Garofalo e La Molisana -  di non aver collaborato adeguatamente, applicando quindi la tassa elevata a tutte e tredici le aziende italiane coinvolte nella revisione.

Secondo le aziende italiane, il Dipartimento avrebbe assunto una posizione molto più rigida rispetto al passato. In particolare La Molisana ha contestato il metodo di calcolo dei prezzi applicato dall’amministrazione americana.

Tra i marchi coinvolti ci sono anche Barilla — che però produce parte della sua pasta direttamente negli Stati Uniti e sembra meno esposta al rischio dazi — Agritalia, Aldino, Antiche Tradizioni di Gragnano e altri.

Le aziende italiane chiedono al governo Usa di rivedere la decisione e cancellare la tassa antidumping prima della sua entrata in vigore. La Casa Bianca ha respinto le accuse di politicizzazione, affermando che le aziende dovrebbero rispettare le indagini invece di accusare i media di diffondere fake news. Il portavoce Kush Desai ha dichiarato al Post. «La pasta italiana non sta scomparendo. Le aziende italiane hanno ripetutamente ostacolato la revisione antidumping in corso dal 1996».

L’estate scorsa, l’amministrazione Trump ha stretto un accordo miliardario con l’UE per aumentare gli scambi commerciali, pur mantenendo dazi elevati su acciaio, alluminio e prodotti specifici come la pasta. Il rappresentante UE Maros Sefcovic ha definito “inaccettabile” il dazio del 107% e ne ha discusso con il segretario al Commercio americano Howard Lutnick. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha istituito una task force per contrastare la nuova imposta.