Il Piano di Trump per Gaza, tra Governance, disarmo e il futuro di Hamas: tutti i nodi chiave
Accogliendo con riserve la proposta in 20 punti avanzata da Donald Trump per porre fine alla guerra a Gaza, Hamas ha posto “questioni aggiuntive” da affrontare nei colloqui in Egitto. Ecco i principali dossier

Accogliendo con riserve la proposta in 20 punti avanzata da Donald Trump per porre fine alla guerra a Gaza, Hamas ha posto “questioni aggiuntive” da affrontare nei colloqui in Egitto. Ecco i principali dossier:
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Gli ostaggi. Il documento statunitense prevede la liberazione di tutti gli ostaggi, vivi e morti, “entro 72 ore” dall’accettazione dell’intesa da entrambe le parti. Hamas si dice “disponibile a liberare tutti gli ostaggi israeliani”, ma “a condizione che esistano le possibilità sul terreno per farlo”. Un dirigente del movimento islamista ha definito, “alla luce delle correnti circostanze”, il termine di 72 ore “irrealistico”, anche perché non sarebbe chiara l’ubicazione di tutte le salme e il loro recupero potrebbe richiedere tempo.
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La governance. Secondo il piano USA, al termine del conflitto la Striscia verrebbe amministrata “da un comitato palestinese tecnocratico e apolitico”, posto “sotto la supervisione e il controllo” di un nuovo organismo internazionale di transizione, il Board of Peace, presieduto dallo stesso Trump e di cui farebbe parte anche l’ex premier britannico Tony Blair. Hamas ha espresso disponibilità a trasferire il controllo di Gaza a un soggetto “tecnocratico”, con sostegno arabo e islamico, ma esclusivamente palestinese. Il nome di Blair, tuttavia, non incontra il favore dei palestinesi.
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Il futuro di Hamas. La proposta esclude qualsiasi ruolo del movimento nella governance di Gaza, “direttamente, indirettamente o in ogni forma”. Hamas, dal canto suo, rivendica una partecipazione “all’interno di un quadro nazionale palestinese globale”, al quale afferma che “contribuirà responsabilmente”.
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Il disarmo. Washington prevede la distruzione di “tutte le infrastrutture militari, terroristiche e offensive, compresi i tunnel e gli impianti di produzione di armi”. Nella nota di Hamas non vi è alcun riferimento a questo punto, né al dispiegamento immediato di una “Forza di stabilizzazione internazionale” (ISF) con la partecipazione degli Stati Uniti, di Paesi arabi e di partner internazionali.
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Gli aiuti. Su questo capitolo c’è convergenza: il piano parla di “pieni aiuti immediatamente inviati a Gaza con l’accettazione dell’accordo”. Hamas saluta con favore “l’ingresso immediato degli aiuti”.
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Il destino dei palestinesi. Il documento afferma che “nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, e chi vorrà farlo lo farà liberamente e potrà liberamente tornare”. Hamas esprime apprezzamento per il no allo “sfollamento del nostro popolo”.
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No all’occupazione. Il punto 16 della proposta recita: “Israele non occuperà o annetterà Gaza”. Anche su questo aspetto, il movimento islamista accoglie positivamente “il rifiuto dell’occupazione della Striscia”.