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Stati Uniti sull’orlo del caos: tra shutdown, arresti e militarizzazione
Trump va dritto lungo la sua strada: «Sbattete il sindaco di Chicago in galera»

Donald Trump
L’America vive giorni di tensione crescente, avvolta in un clima politico incandescente che sembra spingere il Paese verso una crisi istituzionale senza precedenti. Lo shutdown governativo, in corso da una settimana, è solo la punta dell’iceberg di una spirale di scontri, vendette e provocazioni che coinvolge le più alte cariche dello Stato.
Il presidente Donald Trump ha intensificato la sua offensiva contro i rivali politici, chiedendo l’arresto del sindaco di Chicago Brandon Johnson e del governatore dell’Illinois JB Pritzker. Il motivo? L’opposizione al dispiegamento della Guardia Nazionale, inviata da Trump per “combattere criminalità e immigrazione illegale”. Una mossa che molti osservatori interpretano come un tentativo di militarizzare le città e consolidare il potere esecutivo, in un contesto che ricorda scenari da stato d’emergenza.
Il caso Comey: la vendetta prende forma
A rendere il clima ancora più teso è l’incriminazione dell’ex direttore dell’FBI James Comey, accusato di falsa testimonianza al Congresso e ostruzione della giustizia. È la prima volta che l’amministrazione Trump riesce a ottenere un atto d’accusa contro uno dei suoi storici oppositori. Comey, licenziato nel 2017 per la gestione del Russiagate, ha scelto di affrontare il processo, previsto per il 5 gennaio. «La paura è lo strumento dei tiranni, ma io non ho paura», ha dichiarato, sottolineando il carattere politico dell’accusa.
Dietro il procedimento c’è Lindsey Halligan, ex avvocata personale di Trump, nominata procuratrice in Virginia dopo la rimozione del suo predecessore. La difesa di Comey denuncia una nomina illegittima e una mancanza di trasparenza sulle prove, sostenendo che si tratti di una vendetta orchestrata dal presidente.
Giustizia come arma politica
Trump sembra utilizzare il Dipartimento di Giustizia come strumento per colpire i suoi nemici: tra i bersagli ci sono Letitia James, procuratrice generale di New York, il senatore Adam Schiff e l’ex consigliere John Bolton. Le richieste di incarcerazione si moltiplicano, mentre le città democratiche si oppongono alla militarizzazione. I governatori di California e Oregon hanno ottenuto due sentenze favorevoli contro il dispiegamento delle truppe e minacciano di uscire dall’associazione nazionale dei governatori.
Verso l’Insurrection Act?
Trump non esclude il ricorso all’Insurrection Act del 1807, una legge che consente al presidente di usare l’esercito per sedare disordini interni. L’ultima volta fu invocata nel 1992, durante le proteste per il caso Rodney King. Ma oggi, secondo un sondaggio Reuters, il 58% degli americani è contrario all’uso delle truppe armate nelle città. Anche il Vaticano ha espresso preoccupazione per i metodi aggressivi dell’amministrazione.
Un Paese diviso
L’America appare sempre più polarizzata, in guerra con se stessa. Le istituzioni vacillano, la fiducia si erode, e la democrazia sembra sotto assedio. In questo scenario, ogni mossa di Trump alimenta il sospetto di un disegno autoritario, mentre l’opposizione cerca di resistere.