Il piano b
Ponte, la Corte pretende «rispetto» e il governo sceglie la linea morbida
Meloni: «Opera strategica». Salvini: «Risposte ai rilievi, poi cantieri da febbraio»
												Salvini e il Ponte
Nell’ultimo anno e mezzo l’interlocuzione fra il governo e la Corte dei conti sulla documentazione relativa al Ponte sullo Stretto è stata coordinata direttamente dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e, in base all’andamento del confronto, nell’Esecutivo era maturato un discreto ottimismo circa l’esito della valutazione della delibera Cipess che aveva approvato il progetto del Ponte sullo Stretto. Ma qualcosa nel pomeriggio di mercoledì scorso deve essere successa. E deve trattarsi di qualcosa di grave, se uno come Mantovano, che non parla quasi mai, è sempre prudente, garbato e rispettoso dei ruoli istituzionali, ha sentito il bisogno di lanciare un fortissimo monito sul Corriere della Sera: «È una minaccia per la democrazia». Mantovano spiega che «i paventati rischi per la democrazia non sono nella riforma della giustizia, ma nel fatto che troppe scelte politiche arrivano attraverso provvedimenti giudiziari. Penso al lavoro del governo sulle infrastrutture. La decisione della Corte dei conti che ha bloccato di nuovo il Ponte sullo Stretto costituisce un’immotivata invasione nelle scelte del governo e del Parlamento». Il sottosegretario aggiunge altri fatti, come «la politica dell’immigrazione che sembra essere fatta più dalle sentenze che non dalle scelte del governo. Sulla sicurezza, anche nelle ultime settimane, ci sono stati disordini con aggressioni ai poliziotti, danni agli esercizi commerciali e coloro che vengono arrestati vengono rimessi immediatamente in libertà». Dunque, per Mantovano, «c'è un aggiramento per via giudiziaria delle scelte del legislatore e della sovranità popolare».

La ricostruzione trova conferma nello «stupore» espresso dal vicepremier Antonio Tajani e dall’A.d. della Stretto di Messina, Pietro Ciucci. E questo non solo ravviva il dubbio che nel dibattito politico la vicenda del Ponte si sia inevitabilmente intrecciata con quella della riforma della giustizia, ma ha dato anche il “la” alla maggioranza per lanciare subito la campagna elettorale per il referendum di primavera e per presentare il quesito prima ancora dell’opposizione e dei magistrati.
Ma, attenzione, le ragioni non stanno mai tutte da una parte. Infatti, i magistrati che hanno preso la decisione sono di lungo corso, non degli sprovveduti, e i rilievi che pesano di più sulla decisione non sono certamente alcuni atti privi di firma o documenti trasmessi con link. Si parla, fra l’altro, di coperture finanziarie, affidabilità delle stime di traffico, conformità alle normative ambientali e antisismiche e alle regole Ue sul superamento del 50% del costo iniziale. Ma all’interno delle forze di governo si va rafforzando anche la convinzione che i dubbi di legittimità costituzionale paventati dai magistrati contabili possano essere più che fondati e che, in caso di ricorso, opposizione e ambientalisti avrebbero ampie possibilità di vittoria. Ecco perchè - e anche perchè a giorni è attesa la pronuncia della Corte su un altro atto, relativo ad un addendum alla convenzione con la Stretto di Messina - che il governo ieri ha ammorbidito le posizioni.
Prima, però, c’è stata una ferma e dura posizione della Corte dei conti, che ha scritto (facendo capire di avere le carte in mano e il coltello dalla parte del manico) che «il rispetto della legittimità è presupposto imprescindibile per la regolarità della spesa pubblica, la cui tutela è demandata dalla Costituzione alla Corte dei conti. Le sentenze e le deliberazioni non sono certamente sottratte alla critica che, tuttavia, deve svolgersi in un contesto di rispetto per l’operato dei magistrati», ricevendo dall’Anm «solidarietà ai colleghi della Corte dei conti ingiustamente attaccati da esponenti del governo per avere semplicemente svolto una funzione che la legge gli attribuisce a tutela della cittadinanza. La loro delegittimazione è dannosa perché certifica la totale insofferenza al controllo di legalità che è compito ineludibile delle magistrature, ognuna secondo la propria sfera di competenza».
Dunque, i giudici hanno scelto lo scontro istituzionale con una nota scritta in punta di diritto. Ciò ha spinto qualcuno a evidenziare che l’Italia è l’unico Paese in Europa nel quale la Corte dei conti ha poteri così forti. Alla luce di tutte le valutazioni, la premier Giorgia Meloni, in un vertice convocato d’urgenza a Palazzo Chigi, ha scelto di ripiegare sul profilo basso, perchè il “piano B” del Ponte deve per forza ripassare sotto le forche caudine della Corte. Riferisce la nota del governo che «si è convenuto di attendere la pubblicazione delle motivazioni della delibera adottata dalla Corte dei conti. Solo dopo averne esaminato nel dettaglio i contenuti il governo provvederà a replicare puntualmente a ciascun rilievo, utilizzando tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento. Rimane fermo l’obiettivo, pienamente condiviso dall’intero Esecutivo, di procedere con la realizzazione dell’opera». La stessa premier al Tg1 ha cercato di smussare il suo post di mercoledì sera: «Alla magistratura contabile voglio dire che sono rimasta francamente un po’ incuriosita di fronte ad alcuni rilievi, come quello nel quale ci si chiedeva per quale ragione avessimo condiviso una parte della documentazione via link, perché si avrebbe voglia di rispondere “perché c'è internet”. Dopodiché il governo aspetta i rilievi, risponderà ai rilievi, sia chiaro che l’obiettivo è fare il Ponte sullo Stretto di Messina, che è un’opera strategica, sarà un’opera ingegneristica unica al mondo. Noi siamo eredi di una civiltà che con i suoi ponti ha meravigliato il mondo per millenni e io non mi rassegno all’idea che non non si possa più fare oggi perché siamo soffocati dalla burocrazia e dai cavilli».
A Matteo Salvini, poi, il compito di correggere il tiro: «Non voglio pensare che qualcuno si vendichi contro siciliani e calabresi per la riforma della giustizia approvata dal Parlamento. Non voglio pensare che sia così». Ed ecco la nuova road map: «Abbiamo calendarizzato i prossimi passi, nel Cdm di mercoledì informerò i colleghi su come intendiamo andare avanti, mettere in sicurezza» in Manovra «i fondi necessari all’opera che siamo determinati a portare avanti. Sul Ponte la maggioranza è compatta, ho avuto mandato di andare avanti. Daremo tutte le risposte richieste e i cantieri partiranno non a fine 2025, ma all’inizio del 2026».