Il caso
Via i figli alla famiglia nel bosco: per i giudici "quadro inquietante", per i genitori stile di vita da difendere. Chi ha torto e chi ha ragione?
Fa discutere il provvedimento del tribunale per i minorenni dell'Aquila di trasferire i tre minori in una casa famiglia insieme alla madre; il legale della famiglia anglo-australiana annuncia ricorso
Sta facendo molto discutere il caso dell'allontanamento dalla famiglia anglo-australiana Trevallion-Birmingham dei tre minori che vivono nella casa nel bosco nella provincia di Chieti; i bambini, così come stabilito ieri da un provvedimento del tribunale per i minorenni dell’Aquila, hanno dovuto lasciare l’abitazione e trasferirsi in una comunità educativa, a Vasto, dove resteranno insieme alla madre per un periodo di osservazione.
La vicenda era finita all’attenzione della Procura minorile dell’Aquila lo scorso anno, dopo un ricovero ospedaliero dei bambini a seguito di un’intossicazione da funghi. Un controllo dei carabinieri nella casa aveva portato a una segnalazione che aveva comportato la sospensione della potestà genitoriale, senza però interrompere l’affidamento dei minori alla famiglia.
Con il nuovo provvedimento, tuttavia, i bambini dovranno stare nella comunità indicata dal tribunale, mentre la madre resterà al loro fianco. I genitori ribadiscono che la loro scelta non nasce da negligenza, ma dal desiderio di vivere a contatto con la natura, tutelando il legame con i figli e con gli animali. Intanto quasi 31mila persone hanno già firmato una petizione online per chiedere che la famiglia possa restare unita nella casa nel bosco.
La decisione di trasferire i bambini è scaturita da una serie di elementi che, secondo i giudici, presidente Cecilia Angrisano, delineano un quadro di “grave pregiudizio per l’integrità fisica e psichica dei bambini”. Secondo la ricostruzione del Tribunale, i piccoli hanno finora vissuto in un "rudere fatiscente e privo di utenze", oltre che in una piccola roulotte. La perizia depositata dai genitori ha confermato “l'assoluta assenza di impianti elettrico e idrico/sanitario”, oltre alla mancanza di infissi e rifiniture.
Per i giudici è “del tutto insufficiente” a garantire la sicurezza dei bambini, mancando collaudo statico, certificazioni e verifiche sulle condizioni igienico-sanitarie. Il provvedimento afferma che, in assenza di requisiti di abitabilità, “l'assenza di agibilità comporta una presunzione ex lege dell’esistenza di pericolo di pregiudizio per l’incolumità e l’integrità fisica dei minori”. Si cita inoltre il rischio sismico, l’assenza di prevenzione incendi e problemi legati all’umidità, che potrebbero incidere a lungo andare 'sullo sviluppo di patologie polmonari'.
«Mi sento totalmente vuoto. È una cosa ingiusta, perché togliere i bambini da un luogo dove c'è felicità, dove la famiglia vive felice, nella natura. Non capisco perché, si sta distruggendo la vita di cinque persone. I bambini hanno sofferto, tolti così velocemente da casa per andare a dormire in un posto che non conoscono», ha commentato Nathan, il padre dei tre bambini.
"Stiamo analizzando l’ordinanza del Tribunale per i minorenni dell’Aquila che, rispetto i giudici, ma contiene una valanga di inesattezze. Contiamo di impugnarlo entro i termini di legge, cioè dieci giorni, davanti alla Corte d’Appello dell’Aquila", afferma l’avvocato Giovanni Angelucci, legale della famiglia anglo-australiana.
"I giudici - afferma l’avvocato - nel provvedimento delineano e descrivono un quadro inquietante, che è il contrario della realtà dei fatti. Non sono state prese in considerazione le relazioni che abbiamo prodotto. Si sono attenuti sostanzialmente ad un rapporto dei carabinieri dell’anno scorso quando la famiglia rimase intossicata dai funghi. Da lì è partita tutta la vicenda. Abbiamo prodotto tanti documenti che non sono stati considerati. Vivono in un rudere? Quello non è un rudere come viene definito nell’ordinanza, dato che abbiamo un certificato di abitabilità rilasciato da un tecnico, un ingegnere."
«L'amministrazione comunale sostiene questa famiglia da tempo», aggiunge Giuseppe Rosario Masciulli, sindaco di Palmoli, il borgo di poco più di 800 abitanti arroccato a 700 metri di altezza, tra i boschi del Basso Abruzzo, che si trova vicino alla campagna in cui si sono fermati Nathan, Catherine i loro figli. «Già l’anno scorso avevamo messo a disposizione una casa nel centro abitato con tutte le utenze, i comfort, tre camere da letto, doppio servizio, riscaldamento, insomma non mancava nulla - aggiunge Masciulli -. Tant'è che la famiglia vi ha abitato per un certo numero di giorni, poi l’hanno lasciata perché lo stile di vita non corrispondeva ai loro principi: il bagno a secco, l’utilizzo dell’acqua trattata con cloro, come fanno tutte le società di gestione dei servizi idrici, l’utilizzo dell’energia elettrica che, comunque, consuma risorse ambientali e via dicendo. Per cui, tornando alla questione, il problema è facilmente risolvibile a condizione che i genitori accettino questo stile di vita».
Dal momento del pronunciamento del Tribunale abruzzese si sono moltiplicate le prese di posizione, la maggior parte delle quali a favore di questa famiglia che ha scelto di crescere i figli in modo non convenzionale. In tanti propendono per una soluzione meno drastica vedendo nel trasferimento dei bambini, seppur in compagnia della madre, uno stravolgimento della loro quotidianità che potrebbe avere conseguenze anche sul loro equilibrio psicologico futuro.
«Non appena verranno superare le criticità, la mia azione è orientata a favorire il ricongiungimento con tutto il nucleo familiare, nella consapevolezza della delicatezza di questa situazione e nel rispetto dei bisogni affettivi e relazionali dei bambini», garantisce, parlando con l’ANSA l’avvocato Marika Bolognese, curatrice speciale dei minori, nominata dalla Procura per i minorenni dell’Aquila per occuparsi del caso.
Sulla vicenda interviene anche la Giunta dell'Associazione nazionale magistrati dell’Aquila. «Riteniamo inopportuno ogni
tentativo di strumentalizzazione di casi che, per la loro particolarità, suscitano l’attenzione dei cittadini e dei media, ricordando che la delicatissima materia nell’ambito della quale operano i colleghi in servizio presso le Procure e i Tribunali per i Minori merita rispetto e attenzione». «In particolare, sorprendono - si legge in una nota - le parole del ministro Salvini, che ha ritenuto "vergognoso" l’intervento dello Stato "nel merito dell’educazione privata"».
E secondo quanto trapela, la premier Giorgia Meloni è allarmata per il caso ed è in attesa di ulteriori indicazioni sulla vicenda per valutare se procedere, in accordo con il Guardasigilli, all’invio di ispettori del ministero della Giustizia affinché valutino il caso.