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Social vietati ai minori di 14 anni: la proposta bipartisan e il dibattito sulla tutela dei giovani

Proposta bipartisan per tutelare la salute mentale, contrastare il cyberbullismo e promuovere l'educazione digitale

Redazione La Sicilia

13 Dicembre 2025, 08:04

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Il Parlamento italiano si prepara a discutere una proposta di legge bipartisan che potrebbe segnare una svolta nel rapporto tra adolescenti e tecnologia: vietare l'accesso ai social network ai minori di 14 anni. L'annuncio è arrivato dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara durante la trasmissione Cinque Minuti, dove ha sottolineato l'urgenza di affrontare un tema che riguarda ormai la quotidianità di milioni di famiglie.

Le parole del ministro

«C'è una proposta di legge bipartisan che sta in Parlamento e che prevede il divieto di accesso ai social fino a 14 anni», ha dichiarato Valditara. Il ministro ha ricordato anche l'iniziativa già adottata nelle scuole superiori, dove gli studenti devono consegnare il cellulare all'ingresso: «È stato preso molto bene: ho molte testimonianze, giro molte scuole, ragazzi che mi ringraziano perché dicono all'inizio eravamo contrari, adesso finalmente ci sentiamo liberi».

Un segnale, secondo il ministro, che la riduzione dell'uso del cellulare non è percepita come una privazione, ma come un'occasione di maggiore serenità e concentrazione.

I pericoli dell'uso precoce dei social

La proposta nasce dalla crescente consapevolezza dei rischi legati all'uso dei social da parte dei giovanissimi. Non si tratta di un semplice divieto imposto dall'alto, ma di un tentativo di proteggere i ragazzi da un ambiente digitale che, senza adeguati strumenti di consapevolezza, può diventare più dannoso che utile.

Gli esperti mettono in guardia su diversi fronti:

  • Dipendenza digitale: i social sono progettati per catturare l'attenzione e stimolare un uso compulsivo. Nei più giovani questo può tradursi in ore passate davanti allo schermo, con conseguenze sul sonno e sulla vita sociale.

  • Cyberbullismo: le piattaforme online amplificano fenomeni di bullismo, rendendo più difficile per i ragazzi difendersi.

  • Contenuti inappropriati: senza filtri, i minori rischiano di imbattersi in materiale violento, sessuale o disinformativo.

  • Salute mentale: ansia, depressione e isolamento sono stati collegati a un uso precoce e non regolamentato dei social.

In altre parole, il divieto fino ai 14 anni non vuole essere una barriera definitiva, ma un modo per concedere tempo: tempo per crescere, sviluppare un senso critico e imparare a gestire le relazioni prima di confrontarsi con la complessità del mondo digitale.

Il contesto internazionale

L'Italia non è sola in questa direzione. In Francia si discute da tempo di limitare l'accesso ai social ai minori, mentre negli Stati Uniti alcuni Stati hanno già introdotto norme per vietare l'iscrizione alle piattaforme sotto una certa età. La proposta italiana si inserisce dunque in un trend globale che mira a proteggere i più giovani da rischi ormai riconosciuti a livello scientifico.

Reazioni e opinioni

Il dibattito è acceso. Molti genitori e insegnanti accolgono positivamente la proposta, vedendola come un supporto concreto alla crescita equilibrata dei ragazzi. Alcuni studenti, dopo un'iniziale resistenza, hanno riconosciuto i benefici della riduzione dell'uso del cellulare a scuola, parlando di maggiore concentrazione e libertà.

Non mancano però le critiche: c'è chi teme che un divieto rigido possa spingere i giovani verso soluzioni alternative non controllate, come account falsi o piattaforme meno sicure. Altri sottolineano che la vera sfida non è proibire, ma educare: insegnare ai ragazzi a usare la tecnologia in modo consapevole e responsabile.

Una sfida educativa

La proposta di legge apre un fronte più ampio: quale ruolo devono avere le istituzioni nell'educazione digitale? Limitare l'accesso ai social è un primo passo, ma non basta. Servono programmi di alfabetizzazione digitale, percorsi di sensibilizzazione e un dialogo costante tra scuola e famiglia.