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Sac, "atterraggio d'emergenza" sulle nomine: un uomo di fiducia di La Russa la new entry di FdI
Il 20 ottobre l'accordo sul tavolo del vertice di maggioranza: Torrisi verso la conferma da ad, resistono i meloniani Alfano e Quattrone. Ed entra Panebianco, imprenditore di Paternò. Lombardo punta su Garigliano
In pole position per il Cda Sac; in alto da sinistra Nico Torrisi; Salvo Panebianco; in basso da sinistra Francesca Garigliano, Anna Quattrone e Giuseppe Alfano
Sembra tutto fermo. Eppure si muove qualcosa. Perché l’ormai trita telenovela delle nomine di Fontanarossa – e questa è la prima novità – non è più una «questione che si devono discutere i catanesi in separata sede». Una richiesta recapitata a Palazzo d’Orléans da pezzi influenti del centrodestra. Evidentemente con una certa capacità di persuasione, visto che del nuovo consiglio d’amministrazione di Sac, la società che gestisce gli scali di Catania e Comiso, se ne parlerà nel prossimo vertice di maggioranza. Previsto il 20 ottobre, con un unico ordine del giorno: i nuovi posti di sottogoverno da spartirsi.
Ma su Sac sembrano ormai esserci pochi margini di trattativa. L’accordo, fondato sullo schema 3-1-1 (tre consiglieri a FdI, uno all’Mpa e il quinto, l’amministratore delegato, in quota Forza Italia con la conferma di Nico Torrisi) è considerato «già chiuso» tanto a Catania quanto a Palermo. Eppure, nella lunga proroga dell’attuale governance di Sac (il bilancio è stato approvato ad aprile scorso), il dossier nomine è stato spesso sulle montagne russe della maggioranza.

Così, a un certo punto, la bufera giudiziaria palermitana su FdI pareva potesse modificare gli equilibri. Gaetano Galvagno, assieme all’ormai ex meloniano Manlio Messina in veste di apprezzato ambasciatore, era stato uno degli artefici del patto su Fontanarossa. E dunque, dopo il coinvolgimento del presidente dell’Ars nell’inchiesta per corruzione e peculato, qualcuno degli alleati s’era fatto una certa idea. Come se si potesse lucrare su un suo presunto indebolimento. Nel frattempo Renato Schifani, che ha sempre difeso a spada tratta Torrisi, nonostante una progressiva idiosincrasia rispetto a una faccenda in cui, per sua stessa ammissione, «meno ci metto le mani e meglio è», veniva assalito da un dubbio. Quello sull’esclusione, dalla tavola imbandita per Sac, di uno dei suoi alleati più fedeli: Luca Sammartino. «Non può restare fuori, lui a Catania ha un peso», il refrain presidenziale nei colloqui estivi con gli alleati. Quindi, per qualche settimana, lo schema ha rischiato di cambiare: un nuovo posto alla Lega, togliendolo a Raffaele Lombardo (che minacciava già fulmini e saette) o magari proprio a FdI. E c’è voluto il proconsole meloniano Luca Sbardella per chiarire, con la brutale franchezza con cui gli alleati siciliani hanno imparato a conoscerlo, i termini della questione: «Non è cambiato un c..., c’è un accordo e se non viene rispettato per noi salta tutto». Dunque si torna al 3-1-1 con gli stessi pesi. Per Sammartino, cortesemente invitato da esponenti di FdI a «restare fuori da questa cosa», ci sarà un (lauto) risarcimento nella prossima giostra del sottogoverno.
Certo, adesso c’è da limare la lista dei «fantastici cinque». Dato per scontato Torrisi nel ruolo di ad che traghetterà Sac verso la privatizzazione, sono confermati anche due dei tre consiglieri in quota FdI rivelati da La Sicilia: Anna Quattrone, tesoriera dell’Ordine dei commercialisti di Catania, espressa dal sindaco Enrico Trantino, e Giuseppe Alfano, ex sindaco di Comiso, gradito all’attuale prima cittadina Maria Rita Schembari, ma soprattutto a Giorgio Assenza, capogruppo all’Ars.
Ma prende corpo anche il terzo meloniano: fallito il blitz primaverile per piazzare nel cda di Sac l’ex consigliera laica del Csm, Rosanna Natoli, i Fratelli di Paternò hanno trovato un’alternativa. Ovvero: Salvo Panebianco. Ex assessore provinciale e vicesindaco di Pippo Failla, l’aspirante consigliere di Sac è titolare di un’importante azienda di trasformazione di olive e sottaceti. Panebianco, soprannominato l’alivaru dai paternesi più chic (e magari invidiosi dei suoi successi imprenditoriali) è fuori dalla politica dal 2012, quando si candidò all’Ars con il Pdl. Negli ultimi anni s’è molto avvicinato a Ignazio La Russa, fino al punto da contendere a Francesco Ciancitto la corsa (e il seggio) alla Camera nel 2022. Ma prevalse il dentista di fiducia del presidente del Senato e per Panebianco, spesso indicato come potenziale candidato sindaco, c’è stata prima la delusione e poi l’attesa. Garbata, com’è nella sua indole.

L’ultimo tassello è il consigliere autonomista. O meglio la consigliera, visto che a Lombardo (che punterebbe sul noto commercialista messinese Francesco La Fauci) tocca indicare una donna. Che non dovrebbe essere la penalista Agata Bugliarello, ex assessora di Francesco Italia a Siracusa, scelta per una precedente assemblea Sac dal presidente del Libero consorzio aretuseo, Michelangelo Giansiracusa, col placet del deputato regionale Peppe Carta. Non più lei, ma un’altra. Chi? «Radio Mpa» gracchia il nome di Francesca Garigliano, un’altra penalista, già presidente delle partecipate catanesi Asec Trade e Asec. Ma Lombardo gela ogni entusiasmo retroscenista: «Il tema non è stato nemmeno affrontato». Sarà davvero così?