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E ora si deve salvare il “soldato Iacolino” (che non si dimette)

Dopo il vertice di maggioranza Schifani costretto a consegnare "lo scalpo" a FdI. Ma il dirigente generale resiste. L'incastro che potrebbe risolvere il caso

Mario Barresi

15 Ottobre 2025, 07:00

E ora si deve salvare il “soldato Iacolino” (che non si dimette)

E adesso bisogna salvare il “soldato Iacolino”. Renato Schifani lo sa bene: è il tassello finale, la mossa decisiva per archiviare definitivamente la crisi di governo, sterilizzata con il “patto di legislatura” siglato nel vertice di maggioranza di lunedì. C’è ancora uno “scalpo” da consegnare agli alleati più recalcitranti: Fratelli d’Italia vuole la rimozione di Salvatore Iacolino, dirigente generale della Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute, confermato di recente con una delibera di giunta non votata dagli assessori meloniani.

La «questione delle nomine della sanità», avrebbe garantito il governatore - prima nel faccia a faccia con Luca Sbardella, commissario regionale di FdI, e poi con gli alleati - sarà «risolta». Ma come? La soluzione più indolore sarebbe un passo indietro di Iacolino. Che però, ai tanti deputati regionali (soprattutto, ma non solo, di Forza Italia) che in queste ore l’hanno sentito, avrebbe risposto: «Io non mi dimetto». O meglio: il super burocrate, uomo di fiducia di Schifani e assessore-ombra nella gestione incerta di Giovanna Volo, sarebbe pure disposto a rinunciare, ma «in cambio di un’alternativa di un certo livello». Non certo il «ruolo nel gabinetto della Presidenza» che gli sarebbe stato offerto in queste ore. L’unica adeguata moneta di scambio sarebbe il posto di manager dell’Asp di Palermo, ma si dà il caso che è stato assegnato - proprio lo stesso giorno della conferma di Iacolino alla Pianificazione strategica - ad Alberto Firenze (altro dirigente di aera forzista, vicino all’assessore Edy Tamajo e al deputato Marco Intravaia), che per ricoprirlo dovrebbe lasciare la direzione sanitario del Policlinico “Giaccone”.

Un incastro complicato, ma non del tutto inestricabile. Anche perché, in assenza del bilancio consolidato, la nomina di Iacolino è in realtà una proroga tecnica di due mesi. L’atto s’è giuridicamente perfezionato, ma - se ci fosse un braccio di ferro con il dirigente - potrebbe essere rimesso in discussione a fine anno. Magari con la scusa dei rilievi della Corte dei conti sull’incarico al dirigente, in base ai quali Davide Faraone (Iv) ha presentato esposti alla stessa magistratura contabile e all’Anac.

FdI sarà disposta ad aspettare? Forse sì. Nella consapevolezza, però, che il dopo-Iacolino non dovrebbe essere Mario La Rocca, già braccio destro dell’ex assessore Ruggero Razza, ma «una terza figura». Ancora da identificare.