La lettera
Acqua a Catania, si vota per le nuove tariffe: il presidente dell'Ati scrive ai sindaci
Fabio Mancuso chiede l’approvazione dei documenti: «La Sie non ha messo in campo le risorse necessarie, ma senza Piano d’ambito le diamo l’alibi per non investire»

Fabio Mancuso, sindaco di Adrano
«L’acqua insegna una grande lezione: trova sempre la sua strada, anche quando qualcuno prova a deviarla». Il presidente dell’Assemblea territoriale idrica di Catania, Fabio Mancuso, sindaco di Adrano, ha scelto la strada dell’emotività per comunicare coi suoi colleghi. Dopo mesi di attesa e rinvii, mercoledì e giovedì all’Ati devono essere votati il Piano d’ambito e le nuove tariffe del servizio idrico integrato. Documenti che accelererebbero la presa in carico da parte di Sie, il gestore unico di acqua, fogne e depuratori, delle reti. Del resto, la linea di difesa (non letterale, ma parafrasata) della Servizi idrici etnei spa rispetto a ogni contestazione è questa: siamo ostaggio della lentezza dell’Ati, cioè dei sindaci.
Così Mancuso ha capito che, per rompere l’impasse, deve fare appello all’emotività. Che trasuda da ogni riga della lettera che ha scritto ai sindaci dell’Assemblea per invitarli al voto. Per il raggiungimento del quorum per l’approvazione dei documenti, serve l’avallo dei Comuni che rappresentino due terzi delle quote dell’Ati e la maggioranza numerica.
«Qualcuno - scrive Mancuso ai sindaci - ha voluto descrivere la prospettiva di “bollette quadruplicate”, di “effetti devastanti”, e di “cittadini pronti all’insurrezione”. Un linguaggio teatrale, efficace per la cronaca, ma poco utile per la verità. In questi giorni si è parlato più di emozioni che di norme, più di timori che di fatti». E i fatti, dice il sindaco adranita, sono che le leggi sono leggi, «scritte e votate negli anni in cui molti di noi, o chi ci ha preceduto, erano a Roma, nei governi che introdussero quel modello di gestione unitaria».
Una chiamata alla corresponsabilità, non personale ma partitica: il riferimento è al governo Berlusconi, che le norme sul servizio idrico le ha varate e rafforzate tra il 2006 e il 2010. «È il destino, forse, di certa politica: quando si governa, si chiamano “riforme”; quando si subiscono, si chiamano “sciagure”».
Eppure, andando oltre, Mancuso non nasconde le perplessità sulla Sie: «Lo diciamo da tempo con chiarezza: l’attuale gestore unico del servizio non si è, a nostro giudizio, organizzato adeguatamente né ha messo in campo le risorse necessarie». Cioè: non ha ancora messo sufficienti mani al portafogli, cosa invece indispensabile per la gestione del servizio. Però, afferma il presidente dell’Ati, «non approvando Piano d’Ambito e manovra tariffaria si fornisce al gestore il pretesto per non organizzare adeguatamente il servizio e non realizzare gli investimenti, per mancanza di tali strumenti programmatori previsti dalle norme. Il gestore rimane sospeso, inefficace e gli si fornisce la possibilità di sollevare obiezioni di fronte alle eventuali contestazioni di inadempimenti contrattuali». Oltre al danno, sostiene Fabio Mancuso, la beffa.
Il sistema, eppure, va avanti. Mentre la provincia di Catania rimane indietro. «La vera tutela dei cittadini passa per la responsabilità amministrativa, non per la nostalgia politica. Se qualcuno ritiene che il gestore non sia idoneo ovvero che non stia approntando mezzi e risorse idonee, e molti di noi lo pensano, la via non è la protesta sui media, ma la proposta: un atto formale, documentato, che nel rispetto delle norme dia una chiara linea d’indirizzo per la soluzione del problema. Tutto il resto rischia di trasformarsi in un curioso esercizio di auto-sabotaggio istituzionale: gridare contro l’immobilismo mentre si bloccano gli strumenti per muoversi».