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LE DIMISSIONI

Cuffaro dalle ovazioni all'addio: come in un mese è crollato il “mondo” di Totò vasa vasa

Osannato con tanto di standing ovation nel corso della kermesse che si è svolta il 5 ottobre scorso, oggi costretto a lasciare il "suo" partito dagli ultimi guai giudiziari

Accursio Sabella

08 Novembre 2025, 21:41

Cuffaro dalle ovazioni all'addio: come in un mese è crollato il “mondo” di Totò vasa vasa

Così vicina, ma già così lontana, la Festa dell'amicizia di Ribera. È passato poco più di un mese, sufficiente, però, per vedere crollare buona parte del mondo cuffariano, a cominciare dalle posizioni più alte. Non solo il leader, osannato con tanto di standing ovation nel corso della kermesse che si è svolta il 5 ottobre scorso, ma anche il gran cerimoniere e padrone di casa, il capogruppo Carmelo Pace finito anche lui tra gli indagati.

È cambiato tutto, in poco più di un mese. Oggi Totò Cuffaro ha rassegnato dimissioni “irrevocabili”. Non è più formalmente il capo del partito, se solo il partito non coincidesse con lui. Perché i nuovi guai giudiziari di Cuffaro non rappresentano solo un fatto personale, ma diventano un innesco per una serie di questioni politiche.

Da un lato, il passo indietro abbassa un po' la temperatura all'interno della giunta. Lo stesso presidente della Regione Renato Schifani, chiamato ad assumere nuove decisioni legate all'inchiesta, oggi può contare sul fatto che, almeno dal punto di vista ufficiale, l'indagato Cuffaro è fuori dalla maggioranza.

Palazzo d'Orleans ha fatto sapere di seguire «con doveroso riserbo istituzionale ma con rigorosa attenzione l’evoluzione della vicenda». Ma adesso, bisogna interrogarsi anche sulle modalità con le quali proseguirà il rapporto tra la Dc e il resto del governo regionale. Un esempio: al prossimo vertice di maggioranza, chi andrà a rappresentare lo scudo crociato?

Finora, era stato spesso un trio: il leader Cuffaro, ovviamente, insieme al capogruppo all'Ars Carmelo Pace e il segretario regionale Stefano Cirillo. Dei tre, ne è rimasto solo uno indenne dalle attenzioni della Procura di Palermo guidata da Maurizio De Lucia. Non a caso, Raffaele Lombardo ha già fatto sapere che non parteciperà ad altre riunioni di quel tipo.

Qualcosa, insomma, è già cambiato attorno alla Dc. Mentre cambia tutto anche all'interno: il “nuovo” segretario diventa il vice di Cuffaro, Gianpiero Samorì, che si era già fatto conoscere in Sicilia col suo non indimenticabile movimento “Moderati in rivoluzione”. Una mossa automatica con cui i democristiani, intanto, provano a serrare le fila, come emerge da una nota diffusa dalla direzione regionale del partito che si riunirà il 19 novembre, alla vigilia di un Consiglio nazionale nel corso del quale verrà deliberata «l'apertura della sede a Roma» del partito. Un appuntamento paradossale, per certi versi.

La Dc, insomma, prova a far finta di nulla, mentre gli esponenti regionali aggiungono di volere «riaffermare, con fermezza, la nostra missione al servizio dei siciliani. Siamo consapevoli - proseguono - che la fiducia dei cittadini è un bene prezioso e fragile. Per questo, la Democrazia Cristiana lavorerà con determinazione per riaffermare quei valori popolari e cristiani che hanno segnato la nostra storia e che oggi più che mai devono guidare la nostra azione pubblica. La Democrazia Cristiana continuerà a servire la Sicilia con coraggio, rispetto delle istituzioni e spirito di verità». A firmare la nota sono i parlamentari regionali siciliani del partito, Ignazio Abbate, Salvo Giuffrida, Nuccia Albano, Carlo Auteri, Andrea Messina, Rosellina Marchetta, il presidente regionale della Dc, Laura Abbadessa, e il segretario regionale, Stefano Cirillo. Ciò che resta della Dc nell’isola.

Un modo per dire: «Non ci fermiamo», anche se tutto è cambiato. Nell'arco di un mese, Totò Cuffaro è passato dalle ovazioni alle dimissioni. E la Dc prova a ripartire senza Cuffaro. Anche se la Dc e Cuffaro sono la stessa cosa.