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Il nodo dello Stretto

Messina invasa dai No Ponte: «I giudici ci danno ragione»

Grande partecipazione alla manifestazione di ieri: in corteo 15 mila. Ma il governo tira dritto per la realizzazione dell'infrastruttura

Salvo Catalano

30 Novembre 2025, 06:00

Messina invasa dai No Ponte: «I giudici ci danno ragione»

Quando gli organizzatori hanno scelto la data del corteo, oltre due mesi fa, non immaginavano la fortunata coincidenza di tempi. «La più grande manifestazione No Ponte degli ultimi anni» è andata in scena due giorni dopo il deposito delle motivazioni con cui la Corte dei Conti ha bocciato la mega opera. Risultato? Il corteo che ieri ha attraversato Messina si è trasformato in una grande festa, un coro di «noi lo avevamo detto», nella vittoria «di Davide contro Golia», in qualche modo nella chiusura di un cerchio e di una fase della mobilitazione del movimento No Ponte. Quindicimila persone secondo gli organizzatori. Probabilmente qualche migliaio in meno, ma la sostanza non cambia: è stato davvero il corteo più partecipato da quando il governo Meloni ha rimesso in moto l'iter per la realizzazione dell'infrastruttura.

«Questa è la mobilitazione della sapienza - dice il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli, sempre in prima fila nella battaglia No Ponte - perché attraverso la vostra capacità di studiare, di vedere le falle di una truffa ai danni dello Stato, abbiamo fatto capire a Salvini cos'è la legalità».

Partito da piazza Castronovo e arrivato in piazza Duomo, il serpentone colorato è un susseguirsi di gruppetti in rappresentanza delle cento sigle, associazioni, partiti, movimenti che hanno aderito. Una frammentazione che forse rende il corteo meno rumoroso che in passato. E la pioggia, in alcuni tratti battente, contribuisce ad accelerare l'andatura. Dietro lo striscione che apre, con la scritta “Lo Stretto non si tocca”, si alternano i referenti di tutti i gruppi organizzatori e alcuni leader nazionali. Ci sono cinque comitati No ponte, 47 associazioni ambientaliste, 36 tra associazioni e movimenti, sette organizzazioni politiche, cinque sindacati, oltre alla sindaca di Villa San Giovanni Giusy Caminiti. «Sappiamo per certo - spiega Gaetano Benedetto, presidente del Centro Studi Wwf Italia - che ci sono test essenziali, strutturali e sismici rinviati al progetto esecutivo. Sappiamo per certo che nessuno sa dire quanto costa esattamente l'opera e che la Corte dei Conti ha eccepito il piano tariffale che è stato ipotizzato».

Folta la delegazione di Movimento 5 stelle e Pd, con deputati regionali e nazionali. A metà pomeriggio, in piazza Duomo, arriva la segretaria Elly Schlein, che ci tiene subito a precisare: «Siamo qui per supportare i comitati per il no, è una vittoria vostra. Noi come partiti vi stiamo a fianco». È un messaggio anche a quella parte del corteo - i gruppi che si riconoscono sotto la sigla Assemblea No Ponte, i collettivi, Rifondazione e i Cobas - che ha deciso di finire la giornata in un'altra piazza, staccandosi nell'ultima parte per protesta contro «la politicizzazione» della manifestazione.

Schlein si ferma a parlare con l'ex sindaco di Messina, Renato Accorinti (che tira le orecchie a Giuseppe Conte e Maurizio Landini: «Dovevano essere qui. In una battaglia come questa devono stare uniti», dice). Poi dal palco Schlein punta contro Giorgia Meloni e Matteo Salvini: «Vi dovete fermare e scusare per la vergogna di avere buttato 13 miliardi sottratti alle altre infrastrutture». Passa in rassegna le ragioni della bocciatura dei giudici contabili: «È stata violata la normativa europea in tema ambientale e la direttiva sugli appalti perché è un appalto modificato sostanzialmente che implicava una nuova gara. La Corte - continua Schlein - dice che non sono stati forniti i numeri completi per capire quanto costerà questa opera. Non illudiamoci, proveranno a forzare ancora. È la vecchia politica che segue i sogni di Berlusconi: con il condono edilizio a quattro giorni dalle Regionali, con questo progetto e con la riforma della giustizia. La democrazia - conclude - non è un assegno in bianco a chi prende un voto in più alle elezioni».

Anche dall'altra parte dello Stretto, a Reggio Calabria, si cita Silvio Berlusconi. Lo fa il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in collegamento a un convegno, per dare sostegno a Salvini: «Era un grande sogno di Berlusconi e quindi va realizzato per rendere più competitivi i territori. È giusto che si vada rispondendo anche alle osservazioni che vengono fatte». Ma è ancora Salvini a dare la linea del governo: «Rifare un'altra gara significa dire di no al ponte che serve a tutti. L'obiettivo è aprire il cantieri nel 2026». Il ministro dei Trasporti annuncia che domani ci sarà una riunione tecnica con tutti i ministeri a Palazzo Chigi. «Entro una settimana saprò essere più preciso su quali saranno i passaggi tecnici - continua - Stiamo lavorando per rispondere alle obiezioni della Corte. Non vogliamo pensare che ci sia un pregiudizio ideologico, perché la Corte valuta la legittimità degli atti». Quindi sottolinea la collaborazione «giorno e notte con la Commissione Ue e questo faremo nelle prossime settimane: continuare il confronto con le istituzioni europee per rispondere alle obiezioni e sistemare gli atti».

Sul rapporto con la Commissione europea - mai intervenuta esplicitamente sul tema ma chiamata in causa dalla Corte, quando dice che il progetto viola la direttiva ambientale europea - si sofferma la senatrice del M5s Barbara Floridia: «Dalle motivazioni dei giudici si evince che c'è stato un carteggio tra la Commissione e il governo e nulla si sapeva, neanche noi deputati. Presenteremo un'interrogazione per renderlo pubblico».