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Manovra: Schifani “mani di forbice” e il rischio di irritare la maggioranza

Oggi il testo all’Ars. I 28 articoli della giunta lievitati a oltre 100: al vertice la linea del taglio. Cuffariani divisi fra orgoglio di partito e istinti di potere. “Scateno” De Luca difende i fondi e attacca FdI: «Squadristi .Meglio essere inaffidabile che delinquente abituale»

Accursio Sabella

09 Dicembre 2025, 10:15

10:21

Manovra: Schifani “mani di forbice” e il rischio di irritare la maggioranza

Sul tavolo della maggioranza è pronta una forbice. La userà il presidente della Regione, Renato Schifani, intenzionato a snellire una Finanziaria che si è allargata a dismisura, passando attraverso i terreni fertilissimi della commissione bilancio: dai 28 articoli portati a Palazzo dei Normanni dal governo agli oltre cento esitati dai deputati. Alla riunione, non dovrebbe partecipare il presidente dell'Ars, Gaetano Galvagno, impegnato a Bruxelles per eventi istituzionali. E mancherà anche la Democrazia cristiana, che continua a galleggiare nel “limbo” a metà fra partito fuori dalla maggioranza e alleati fedeli ma non presenti al tavolo. Quello, appunto, dove la forbice di Schifani potrebbe intervenire sulle norme “ordinamentali”, cioè quelle che vanno a modificarne altre, non producendo ulteriori spese. In commissione Bilancio ne sono state approvate almeno una ventina. Sono le prime a rischiare di essere estromessi dalla legge di stabilità che oggi verrà incardinata all'Ars. Altri articoli, invece, verranno affossati nel corso dell'esame. Un rischio che somiglia molto a una probabilità, al punto da avere suggerito al presidente della Regione la convocazione di questo vertice anche per discutere le norme maggiormente controverse e divisive.

Tra le norme maggiormente in pericolo, a detta del suo stesso “presentatore”, quelle di Sud chiama Nord. C'è aria pesante, in Assemblea, attorno al gruppo di Cateno De Luca, anche e soprattutto dopo il caso di Naxos, con le parole rivolte dal sindaco di Taormina a un'ex assessora, Alessia Barbagallo, difesa non solo dai compagni di partito di Fdi, ma anche dalla Lega. Un comportamento che De Luca non ha esitato a definire «squadrista», con uno sguardo, appunto, ai prossimi voti d'aula: «Ci attendiamo le rappresaglie nel Parlamento siciliano sugli emendamenti di Sud Chiama Nord in occasione dell'approvazione della prossima legge di stabilità e la vendetta squadrista sarà definitivamente consumata», ha scritto il redivivo “Scateno” su Facebook dopo avere pesantemente attaccato il commissario siciliano di Fdi, Luca Sbardella: «Preferisco essere un “politicante inaffidabile" - ha detto De Luca - piuttosto che un delinquente abituale che utilizza come un bancomat le istituzioni. Non ho mai chiesto di far parte di cerchi magici perché sono e sarò sempre un uomo libero anche di poter sbagliare nel linguaggio ma mai nell'utilizzo del denaro pubblico. Il commissario Sbardella - ha poi affondato - si occupi degli scandali giudiziari che hanno travolto Fratelli d'Italia in Sicilia piuttosto che fare il moralista da quattro soldi su una vicenda strumentalizzata da uno dei tanti lacchè locali che da tempo mostra la sua insofferenza per la sindrome del quartierino». Un clima teso che è anche figlio di due fatti recenti: da un lato, la scelta di De Luca di votare a favore della sfiducia contro Schifani, dall'altro, il via libera ottenuto per un pacchetto di emendamenti da 16 milioni “segnalati” da Sud chiama Nord. Un passaggio che ha irritato diversi esponenti della maggioranza.

A proposito di maggioranza, dalla Dc è arrivata una comunicazione ufficiale per avvisare che non servirà preparare per loro, in vista del vertice di oggi. Una nota che parla asetticamente di «rapporto diretto» con il presidente Schifani e «nessuna fuga in avanti rispetto ai rapporti di coalizione: è questa la linea che il gruppo parlamentare della Dc ribadisce alla vigilia dell’esame della manovra di stabilità in Assemblea regionale. Nessuna partecipazione dunque a vertici di maggioranza. Qualsiasi evoluzione – si legge infine - sarà affrontata dopo l'approvazione di bilancio e legge di stabilità». Ma a molti il comunicato è suonato già come un compromesso tra l'ala maggiormente infastidita dopo la cacciata dei cuffariani dalla giunta e quella, rappresentata dal presidente della commissione Affari istituzionali dell’Ars, Ignazio Abbate, che sembra volere assumere le redini del partito, garantendo lealtà al governatore. In attesa di quella «evoluzione», cioè una chiamata in giunta. Magari sotto un vessillo diverso, ma molto somigliante a quello della Dc.