il regolamento
Il voto segreto all'Ars sotto tiro di Schifani e Galvagno. «Schiavizza il governo, a gennaio proveremo a cambiarlo»
Il governatore annuncia la proposta di cambiare il regolamento dell'Ars. Il presidente del Parlamento sottolinea che sui fondi dell'editoria «lavora per votare con voto palese»
Da una parte il presidente della Regione Renato Schifani annuncia che «a gennaio cambieremo il regolamento sul voto segreto all'Ars». Dall'altro il presidente dell'Assemblea Gaetano Galvagno tenta di allontanare da lui i sospetti di un uso strumentale proprio di quel voto segreto su una delle norme della finanziaria: i fondi all'editoria.
A distanza di poche ore i due vertici delle istituzioni regionali riaprono la discussione sullo strumento che permette ai deputati regionali di votare in aula senza voto palese. Una possibilità largamente - e a volte inopportunamente - usata all'Ars su un ampio ventaglio di argomenti. Nell'ultima finanziaria, con il voto segreto sono stati bocciati diversi articoli cari al governo Schifani. A cominciare proprio da quello sui fondi all'editoria. Che adesso torna in aula con la nuova manovra.
«Per mettere a tacere indiscrezioni sull’intenzione del presidente dell’Ars nel volere bocciare l’Art. 7 del Ddl di Stabilità, ovvero il fondo sull’editoria - ha detto Galvagno - il presidente fa sapere che, proprio per evitare qualsiasi forma di strumentalizzazione, non ha mai partecipato in passato alla votazione sul punto e sta lavorando per evitare che non ci sia una richiesta di voto segreto, affinché tutti i parlamentari possano esprimersi palesemente».
Intanto anche negli ultimi giorni di discussione sulla Finanziaria, i franchi tiratori del centrodestra hanno colpito grazie al voto segreto. Così, Schifani torna alla carica, seguendo la scia del suo predecessore Nello Musumeci che ha più volte tuonato contro questo strumento dell'Ars. «Il primo atto parlamentare di modifica regolamentare che il governo presenterà a gennaio - ha detto oggi il governatore - in accordo con il presidente dell'Ars Gaetano Galvagno, sarà un articolo dove si individua l'esercizio del voto segreto riconducendolo ai principi che caratterizzano questa esigenza nel regolamento della Camera o del Senato, cioè motivi di coscienza, e della libertà personale».
La proposta sarà quindi di ridurre notevolmente il perimetro di utilizzo del voto segreto, a quei temi - a cominciare da quelli di etica - che rientrano nei «motivi di coscienza». «In Sicilia - ha detto ancora Schifani - ci confrontiamo con un regolamento parlamentare dove il voto segreto può essere chiesto su tutto. Questo voto segreto spesso schiavizza il governo, a favore di chi vuole far sentire le proprie ire e scaricare proprie tensioni che non hanno nulla di politico a volte. Presenteremo in Aula questa modifica chirurgica - ha continuato - Passerà? Non lo so, ma è mio dovere farlo. Io la presenterò, si potrebbe verificare il caso pirandelliano che la legge sul voto segreto non passi perché bocciata dal voto segreto. Ma è giusto che la politica si assuma le proprie responsabilità».