Un “super Pc” sotto l’albero per Meloni: la colletta di FdI tra regole, prassi e simbologie del potere
Deputati e senatori di Fratelli d’Italia si danno appuntamento il 23 dicembre alla Camera per consegnare alla premier un computer di fascia altissima. Un gesto rituale che riaccende il dibattito su doni politici, codici di condotta e trasparenza
All’alba del 23 dicembre, quando Montecitorio è già svuotato dai lavori parlamentari ma non ancora dal via vai di commessi e funzionari, un gruppo di deputati e senatori di Fratelli d’Italia varcherà la soglia della Camera con pacchi fuori formato: una postazione informatica “da sogno” — una postazione fissa, una postazione mobile e casse hi‑tech — dal valore complessivo di circa 10.000 euro. È il regalo di Natale destinato a Giorgia Meloni, frutto di una colletta tra gli eletti del partito. Un rito interno, ripetuto e quasi liturgico, che quest’anno — complici cifra, tecnologia e tempismo — diventa lente d’ingrandimento su regole, trasparenza e percezione pubblica del potere.
Che cosa sappiamo: data, luogo, valore, composizione
Secondo quanto ricostruito da la Repubblica, i parlamentari di FdI sono stati convocati a Roma per la mattina di lunedì 23 dicembre, con appuntamento alla Camera dei deputati per la consegna alla premier di un super computer “top di gamma”. Il pacchetto comprende una postazione desktop, una postazione mobile (dunque un portatile di fascia alta) e un impianto audio hi‑tech, per un totale che si aggira sui 10 mila euro. La raccolta è stata organizzata con la stessa formula degli anni scorsi: 50 euro come quota “minima” per ciascun eletto. Nelle stesse ore, riferisce il quotidiano, sarebbe previsto anche un “secondo regalo”, che — per consuetudine interna — potrebbe essere omaggiato solo dai senatori. Dettagli su marca e specifiche tecniche restano coperti dal riserbo delle fonti parlamentari.
A confermare il quadro generale della colletta è anche Adnkronos, che già il 12 dicembre aveva dato conto della scelta hi‑tech dopo il “letto king‑size” del 2024: stesso schema, stessa quota di partecipazione, oggetto diverso (e decisamente più “produttivo” rispetto all’arredo domestico).
Una tradizione che si ripete: dal letto al “pc dei sogni”
Non è la prima volta che gli eletti di Fratelli d’Italia acquistano un dono “collettivo” per la propria leader. Lo scorso anno il regalo di Natale fu — come ampiamente riportato — un letto per la nuova abitazione romana della premier. La notizia fu anticipata e raccontata da diverse testate, tra cui la Repubblica e, con taglio più aneddotico, Open. Anche allora la cifra girava attorno ai 9/10 mila euro, compatibile con una sottoscrizione da 50 euro a testa su una platea di circa 180 eletti. Un rito che, nella narrazione interna, cementa il gruppo e “personalizza” il rapporto con la guida del partito.
Quest’anno la scelta vira sulla tecnologia: un computer di fascia altissima, descritto come un sistema di ultima generazione. Selezione che, nelle intenzioni, coniuga l’immagine di una leadership operativa — sempre connessa, tra dossier, bozze e videoconferenze — con il linguaggio del tempo: digitale, prestazioni, efficienza. Ma anche con un inevitabile rovescio della medaglia: la discussione pubblica su opportunità, proporzione e regole.
Quanti partecipano e quanto “vale” la colletta
Il numero degli eletti di FdI consente una stima ragionevole della raccolta: fra deputati e senatori, esclusa la stessa premier, la platea sfiora le 180 unità. Con 50 euro di contribuzione individuale, si arriva a una cifra complessiva nell’ordine dei 9.000 euro, perfettamente coerente con il costo indicato per il “pacchetto” informatico. Una ricostruzione coerente anche con i calcoli pubblicati dal Secolo d’Italia all’indomani delle prime indiscrezioni.
Regali e politica: che cosa dicono i codici di condotta
Qui il tema si fa delicato. Al di là della prassi di partito, esistono regole — diverse a Camera e Senato — che disciplinano la materia dei doni ai parlamentari.
Alla Camera dei deputati è in vigore dal 2016 un codice di condotta che invita gli onorevoli ad astenersi dall’accettare regali di valore superiore a 250 euro. La norma non distingue espressamente fra provenienza “esterna” o “interna” (cioè colleghi di partito), e fissa una soglia che, sul piano letterale, renderebbe “oltre‑soglia” qualunque dono che superi quel tetto. Va precisato che il codice non ha natura sanzionatoria in senso stretto: le conseguenze, in caso di condotte non conformi, sono prevalentemente reputazionali (pubblicità del comportamento sul sito della Camera e menzione in Aula).
Al Senato, invece, il codice di condotta è più vago: non prevede una soglia monetaria esplicita per i doni, richiamando piuttosto le consuetudini di cortesia e la conformità al decoro dell’istituzione, scelta che in passato ha suscitato critiche per l’eccesso di discrezionalità interpretativa.
Accanto ai codici interni delle Camere, resta poi il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (D.P.R. 62/2013), che fissa il limite dei 150 euro per i regali consentiti ai dipendenti delle amministrazioni. Quel decreto, però, non si applica ai parlamentari e nemmeno, in senso tecnico, ai membri del Governo in quanto tali: è riferito ai dipendenti pubblici. Lo si richiama qui solo per completezza e per segnalare come l’ordinamento italiano tenda, in generale, a considerare i doni ai funzionari pubblici con particolare cautela.
Il punto, dunque, non è “se sia vietato scambiarsi doni”: è come farlo nel solco di trasparenza, proporzionalità e regole. La scelta di un super Pc da circa 10 mila euro come dono “collettivo” a una deputata (oltre che premier) non integra di per sé un reato o un illecito; resta tuttavia un caso‑scuola per interrogarsi su come i codici interni vadano interpretati quando non si tratta di regali di rappresentanza ma di omaggi fra colleghi con un evidente profilo pubblico.
Diplomatici, istituzionali, “di partito”: perché i doni non sono tutti uguali
Un ulteriore tassello utile al contesto viene dall’universo dei doni diplomatici. Nel 2025 ha fatto notizia la decisione della premier di mettere all’asta circa 270 regali ricevuti da capi di Stato e di governo durante missioni e incontri ufficiali: dagli oggetti di artigianato ai manufatti di pregio, fino a curiosità come la statuetta del presidente argentino Javier Milei che brandisce una motosega. La ratio è semplice: per legge i doni istituzionali di valore superiore a 300 euro non possono essere trattenuti a titolo personale e confluiscono nel patrimonio della Presidenza del Consiglio, gestiti dal Cerimoniale. L’asta, affidata a una casa romana, è stata annunciata con finalità benefiche.
È importante distinguere: i doni diplomatici seguono regole specifiche (soglia dei 300 euro, gestione pubblica, inventari depositati in Parlamento), mentre i doni “di partito” non rientrano in quel circuito e si confrontano, come detto, con i codici di condotta delle Camere e con il giudizio dell’opinione pubblica. Ma le due sfere, affiancate, raccontano bene un clima: quello di una stagione in cui ogni omaggio alla classe dirigente viene immediatamente filtrato dentro la grammatica della trasparenza.
Precedenti e rituali: compleanni, brindisi e “oggetti simbolo”
La prassi della colletta interna, in realtà, non si limita al Natale. A gennaio 2024, in occasione del compleanno della premier, deputati e senatori di FdI organizzarono un brindisi a Montecitorio e regalarono un tavolo per la nuova casa: anche in quel caso, l’acquisto fu alimentato da contributi simbolici degli eletti. Sono momenti di “coesione” che parlano alla comunità di partito prima ancora che al pubblico: riti che rafforzano appartenenze e gerarchie.