l'iniziativa
MarEtna Fest, oggi e domani convegno e trekking per scoprire gli alberi monumentali di Mascali
Incontri, dibattiti, proiezioni e una passeggiata per ammirare i testimoni della storia. C'è un castagno di 2000 anni
Maestosi, secolari, unici, testimoni della storia, dei grandi eventi o di tutti i giorni. Alberi monumentali da abbracciare per sentirne il respiro e la forza. Ai tre esemplari – il Castagno della Nave (o Sant’Agata), che si pensa abbia 2000 anni, ha una circonferenza alla base di 23 metri; il Castagno di Puntalazzo, tra i 300 e i 500 anni, e il leccio “la Caraffara”, in contrada Magazzeni - presenti nel territorio di Mascali e appena inseriti dalla Regione Siciliana nell’elenco degli Alberi monumentali - è dedicata l’edizione di quest’anno di MarEtna Fest.
Per celebrare questo patrimonio naturale - proprio ieri si festeggiava la giornata dell’albero - è stata organizzata una conferenza a Mascali – oggi, ore 18, Museo dei luoghi e delle civiltà marinare – che dopo i saluti del sindaco di Mascali, Luigi Messina, del vicesindaco Veronica Musumeci, e l’introduzione di Leonardo Vaccaro, dell’associazione marEtna, appassionato cultore del territorio, ospiterà gli interventi di Pietro Minissale, docente di Botanica all’Università di Catania, che parlerà della flora dell’Etna con particolare attenzione agli alberi monumentali; Rosario D’Anna, agronomo, ex dirigente Servizio Fitosanitario Regionale, che interverrà sulla legislazione che tutela questi alberi; Giuseppe Riggio, presidente regionale Club alpino italiano, che parlerà del turismo a passo lento.

Domani si terrà dalle 9 alle 12.30 (appuntamento ore 8.30 a Puntalazzo, piazza sacerdote Musumeci) un trekking di 5,5 km per andare ad ammirare gli alberi - si passerà anche dal Castagno dei cento cavalli - che si concluderà all’agriturismo “La Caraffara” con visita del leccio monumentale e a seguire pranzo sociale, musica con il cuoco/dj Lorenzo Patanè, proiezione (tutte le informazioni sulla pagina fb di marEtna).
Due giorni per conoscere, e proteggere, alberi secolari e preziosi. «Già nel 1745 Carlo III di Borbone dettava le regole per conservare i castagni del bosco di Carpineto “illesi e intatti per poter essere ammirati in ogni tempo con meraviglia per la smisurata e straordinaria mole” – racconta Leonardo Vaccaro – Sono testimoni viventi di una storia di due-tremila anni che è passata sotto le loro fronde: dominazioni, sovrani, guerre. I “relitti” di questo bosco antico, testimoni di una trasformazione non solo storica ma anche economica del territorio, disboscato per fare legna e poi trasformato in vigneto dai mille metri fino al mare».

Il castagno di Puntalazzo è stato individuato proprio dai soci di marEtna. «Riaprendo le trazzere, i sentieri, camminando sui percorsi dove si sono mossi i nostri antenati per secoli si incontrano palmenti, edifici sacri, edicole votive e anche gli alberi. Un viaggio di riscoperta – racconta ancora Vaccaro - Il castagno di Puntalazzo era sotto gli occhi di tutti, lo abbiamo segnalato al prof Minissale e il Comune ha fatto la richiesta di iscrizione all’elenco. E ce ne sono altri che potrebbero rientrare tra gli alberi monumentali».

Gli esemplari di Castanea sativa fanno parte del bosco del Carpineto, che per tutto il Medioevo e fino all’inizio dell’età moderna fu un luogo impenetrabile e selvaggio, rifugio di briganti, pascolo per maiali e fonte di approvvigionamento di legname per la costruzione di navi militari e fortificazioni. Il bosco fu oggetto di uno dei primi provvedimenti finalizzati alla tutela del patrimonio naturalistico e, in particolare, di alcuni millenari esemplari di castagno sopravvissuti al taglio indiscriminato.
A partire dal Settecento, questi patriarchi della natura vennero visitati e descritti da una moltitudine di viaggiatori, italiani e stranieri, che consideravano l’Etna e i suoi monumentali castagni tappe fondamentali del Grand Tour, ovvero di quel viaggio di formazione che i rampolli delle famiglie nobiliari europee intraprendevano alla scoperta dell’Italia.

L’associazione marEtna - che conta circa 40 soci, ma ha più di trecento persone che seguono le iniziative – è nata nel 2019 con l’intento di scoprire e recuperare una zona antica e ancora autentica, «da assaporare con lentezza», racconta Alessandro Cavallaro, architetto di Nunziata. «Un progetto nato con altre associazioni attive sul territorio, come Mascali 1928 animata da Leonardo Vaccaro, che si occupa di storia, cultura, territorio, e con Via del Signore di Francesco Lanzafame che a Puntalazzo organizza mostre, installazioni, eventi sociali e culturali. L’obiettivo era riscoprire, ripulire e mappare vecchie strade che collegano i centri abitati, sentieri, trazzere di pietra lavica e organizzare poi passeggiate per farli conoscere – prosegue Alessandro - I sentieri nei territori sotto il Parco dell’Etna non sono tracciati, negli anni abbiamo reso fruibili molti di questi antichi percorsi, presentandone anche la mappatura alla sovrintendenza». Per un turismo alternativo che «non consuma frettolosamente un luogo ma lo vuole scoprire a passo lento - sottolinea Alessandro – ma anche un modo di donare a tutti questo territorio, un vero patrimonio da riscoprire».
La storia degli alberi nell'iniziativa di MarEtna Fest
Il Castagno dei Cento Cavalli ha un’età stimata tra i 2000 e i 4000 anni ed è uno degli alberi più grandi e antichi del mondo. Deve il suo nome a una leggenda, secondo la quale la regina Giovanna I d’Aragona e i suoi cento cavalieri trovarono riparo sotto le sue fronde durante un temporale. Il castagno ha un diametro del tronco pari a 22 metri, mentre il diametro della chioma supera i 100 metri.

Il Castagno della Nave, così denominato per la forma della ceppaia che ricorda lo scafo di un veliero o per i rami che si protendono verso il cielo come gli alberi di una imbarcazione, è anche conosciuto con il nome di Sant’Agata e, in dialetto siciliano, con il termine “Arrusbigghia sonnu”. Su quest’ultimo appellativo vi sono diverse spiegazioni: forse i lunghi rami che si protendono verso la strada svegliavano in passato i contadini che, a dorso di mulo o sui carretti, raggiungevano le contrade circostanti; oppure era la moltitudine di uccelli che trovavano rifugio tra le sue fronde a svegliare all’alba gli abitanti del luogo con il proprio canto.
Il tronco del Castagno della Nave ha una circonferenza alla base di 23 metri; la chioma raggiunge un’altezza di circa 20 metri e si stima che l’albero abbia un’età di circa 2000 anni. È menzionato anche in testi antichi, come quello dell’abate Giuseppe Recupero, che lo vide intorno al 1750 e lo descrisse nel suo libro, pubblicato postumo nel 1815, evidenziandone l’eccezionalità delle dimensioni, derivanti — a differenza di quello dei Cento Cavalli da un unico enorme fusto. Sebbene si trovi in proprietà privata, questo albero è un bene non solo dell’umanità, ma dell’intera biosfera.
Il Castagno di Puntalazzo è uno splendido esemplare isolato nella campagna del borgo etneo, in terreno privato, ai margini di un vigneto. Si presenta con un fusto unico alla base che, a meno di un metro di altezza, si divide in due parti. La misura complessiva, ottenuta misurando a 130 cm di altezza, è eccezionale. L’età plurisecolare è stimata tra i 300 e i 500 anni. La sua presenza è una importante testimonianza dell’attenzione e del rispetto per alcuni individui arborei di questa specie nel territorio dell’ex contea di Mascali.
Il Leccio “la Caraffara”, ubicato in contrada Magazzeni, è uno splendido esemplare posto su uno sperone roccioso lavico originato da una colata di età compresa tra i 3600 e i 3100 anni circa. L’albero vi si aggrappa mediante un poderoso apparato radicale, la cui parte visibile in superficie ne esalta la monumentalità. La chioma è molto ampia e ben strutturata, con rami possenti e integri. Dopo l’Ilice di Carrinu, albero monumentale nel Comune di Zafferana Etnea, è probabilmente uno dei più grandi e maestosi lecci presenti sull’Etna, territorio dove i lecci vetusti sono molto rari a causa del loro utilizzo come legname e per le attività vulcaniche che nel tempo hanno distrutto molti boschi.