Minacce ad un professore, arrestato il "Re dei Maranza"
Don Alì, 24 enne di origine marocchina, accusato di stalking: si nascondeva a Torino
Ricercato da giorni, Said Alì, 24 anni, noto su TikTok come “Don Alì”, è stato arrestato venerdì sera dalla Squadra mobile di Torino, su disposizione della Procura, mentre si nascondeva nelle cantine di uno stabile alla periferia nord del capoluogo, nel quartiere Barriera di Milano, protetto da alcuni amici.
A differenza delle sue abituali messinscene sui social, la sua latitanza non era stata documentata online. L’influencer, che si autodefinisce “Re dei Maranzà”, è italiano di origini marocchine ed è accusato di atti persecutori e diffamazione aggravata. Sul web ha costruito un seguito di oltre 200 mila follower, alimentato da contenuti dal tono acceso e violento. Tra questi anche il filmato all’origine delle misure nei suoi confronti.
A fine ottobre, insieme a due componenti del suo gruppo, si era appostato all’uscita dell’istituto scolastico dove un insegnante era andato a prendere la figlia di tre anni e mezzo: lo aveva minacciato e colpito con uno schiaffo alla nuca davanti alla bambina, che per la paura si era aggrappata alle gambe del padre. In quell’occasione Don Alì lo aveva insultato e accusato di aver maltrattato un alunno, dichiarando: «Maestro, la prossima volta che fai il bullo con un bambino e lo maltratti questo video diventerà pubblico», sostenendo che il presunto minore vessato fosse suo nipote. Dalle verifiche, tuttavia, non risultano bambini di origine marocchina iscritti nell’istituto in cui insegna il docente.
Le immagini erano state pubblicate in un reel sulla pagina Instagram del tiktoker, corredate da didascalie che definivano l’insegnante “pedofilo” e “preda” dell’agguato. A inizio novembre, Don Alì aveva poi rilanciato alcuni spezzoni di un’intervista alla trasmissione “Le Iene”, ribadendo la necessità di punire chi abusa dei minori e proferendo nuove minacce: «La prossima volta che abusi di bambini finirà molto peggio».
Il docente ha sporto denuncia, allegando un certificato medico per lo stato d’ansia provocato dalle intimidazioni. Gli investigatori della Polizia, guidati dal dirigente Davide Corazzini, hanno accertato l’infondatezza delle accuse. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Patrizia Caputo e dal pm Roberto Furlan, ha inoltre collegato Don Alì all’aggressione dell’11 novembre ai danni di una troupe di “Dritto e Rovescio” di Rete 4, giunta alla Barriera di Milano per intervistarlo: una persona con il volto coperto, armata di una mazza chiodata, aveva infranto il parabrezza dell’auto di Mediaset.
I presunti complici del tiktoker, un 24enne e un 27enne che lo avevano accompagnato davanti alla scuola, sono stati sottoposti all’obbligo di firma disposto dal gip.