REGIONE
«Una Sicilia che cresce»: tra auguri, numeri e sfide. Cosa dice davvero Schifani nel suo messaggio di Natale
Il videomessaggio del 24 dicembre del presidente della Regione diventa l’occasione per un bilancio ragionato: occupazione, investimenti, semplificazioni amministrative e i nodi ancora da sciogliere, dal Pnrr all’expor
La scena è quella di Palazzo d’Orléans tirato a lucido e di un breve videomessaggio che corre sui canali social istituzionali nel pomeriggio del 24 dicembre 2025. “È una Sicilia che cresce”, dice Renato Schifani, con un tono più da bilancio che da augurio. Poche parole, appuntate con la punta di un evidenziatore su tre promesse: più lavoro, più investimenti, più semplificazioni per attrarre risorse. È una formula semplice, fatta apposta per restare in mente. Ma cosa raccontano i dati dietro quella formula? E in che misura sostengono, o contraddicono, l’ottimismo del governatore? Proviamo a mettere in fila i fatti, partendo proprio dalla cronaca del videomessaggio e allargando lo sguardo all’anno che si chiude.
Un augurio che è anche un claim politico
Il messaggio rilanciato da LiveSicilia è essenziale: “Aumenta il lavoro, aumentano gli investimenti, abbiamo semplificato per attrarre più capitali”. Non è la prima volta che Schifani usa le festività per fissare un titolo: già nel 2024 e nel 2025 lo aveva fatto, rivendicando “segnali di ripresa” e “fiducia nel futuro”, citando fonti come Bankitalia, Unioncamere, Cgia di Mestre e Svimez. La cornice retorica è coerente, il contesto questa volta è più denso di cantieri aperti e misure in marcia.
Lavoro: segnali misti, tra ripresa nazionale e zavorre strutturali siciliane
- Sul fronte nazionale, il 2025 ha consolidato livelli record di occupazione: tra gennaio e luglio il tasso si è mosso attorno al 62,8%, con la disoccupazione scesa fino al 6,0% in estate. Sono spinte macro utili anche alla Sicilia.
- Tuttavia, guardando alle sole regioni, il quadro dell’Isola resta più fragile: secondo l’Annuario Eurostat (dati 2024), il tasso di occupazione 20-64 anni in Sicilia è al 50,7%, tra i più bassi dell’Unione; un promemoria della distanza ancora da colmare rispetto alla media europea.
- Un’altra spia è l’analisi Istat su reddito e lavoro diffusa a fine 2024, che colloca la Sicilia in coda su molti indicatori; il tasso di occupazione 20-64 è al 48,7% nel 2023, con un tasso di mancata partecipazione al lavoro del 32,6%. Numeri in lento miglioramento, ma ancora duri.
- Non mancano, però, luci locali: nel primo trimestre 2025 l’Osservatorio Unioncamere Sicilia segnala un saldo positivo di +712 imprese e +4.432 addetti rispetto all’anno precedente, segnale di vivacità in alcuni comparti.
Traduzione per i lettori: il claim “più lavoro” intercetta una dinamica nazionale favorevole e piccoli passi regionali, ma si confronta con divari strutturali ancora marcati. Il bicchiere, insomma, non è vuoto, ma non è ancora mezzo pieno.
Investimenti: dal “campus” dei chip ai binari che corrono più veloci
Se c’è un terreno su cui la Sicilia del 2024-2025 ha accumulato notizie concrete è quello degli investimenti industriali e infrastrutturali.
- A Catania, STMicroelectronics ha avviato il progetto per un nuovo impianto a carburo di silicio: un investimento di 5 miliardi di euro, sostenuto da 2 miliardi di aiuti di Stato approvati dalla Commissione europea nell’ambito dell’EU Chips Act. Il “Silicon Carbide Campus” promette filiere tecnologiche integrate e lavoro qualificato, con produzione in rampa da 2026 e piena capacità entro il prossimo decennio. Non è un dettaglio: è l’investimento manifatturiero più simbolico del Mezzogiorno degli ultimi anni.
- Sul fronte ferroviario, l’itinerario Palermo–Catania–Messina ha segnato un passaggio visibile: l’attivazione, il 29 ottobre 2025, della nuova tratta a doppio binario Bicocca–Catenanuova (circa 38 km, oltre 600 milioni d’investimento), con tecnologie ERTMS e eliminazione di 14 passaggi a livello. È il primo segmento operativo dell’“alta capacità” siciliana, con benefici immediati sui tempi e la qualità del servizio.
- Altri interventi sono in corso sulla Palermo–Catania storica (ERTMS, opere idriche per alimentare le TBM e accelerare gli scavi). Sono lavori meno fotogenici, ma essenziali per far avanzare i cantieri.
- Il gruppo Webuild stima, tra ferrovia e autostrada Ragusa–Catania, un “piano gigantesco” con 7 progetti ferroviari, 200 km di rete, 175 km di gallerie e fino a 7.000 addetti complessivi nel picco dei cantieri. Non solo un titolo: un volano occupazionale vero, se i cronoprogrammi reggono.
Qui il bicchiere è più visibilmente pieno: investimenti industriali e infrastrutturali ci sono, con cantieri che iniziano a produrre effetti misurabili.
Semplificazioni: mattoncini (e limature) per attrarre risorse
“Abbiamo semplificato per attrarre più capitali”, dice Schifani. In parte è una promessa, in parte un cantiere normativo in corso.
- Con il recepimento del “Piano Salva-Casa” la Regione ha tradotto sul terreno siciliano le norme nazionali in materia di semplificazione edilizia e urbanistica, con ulteriori decreti attuativi nel 2025 per ridurre passaggi burocratici (ad esempio sull’idoneità strutturale in zona sismica per piccole difformità). È un tema tecnico, ma che impatta migliaia di pratiche e il lavoro di professionisti e imprese.
- Sul versante della pubblica amministrazione, il progetto nazionale “Facciamo semplice l’Italia” ha fatto tappa a Palermo il 10 marzo 2025, con il ministro Paolo Zangrillo e lo stesso Schifani a discutere di semplificazione e digitalizzazione della macchina regionale e degli enti locali. La retorica, da sola, non basta; ma gli atti preparatori contano.
- In coda al 2025, l’Ars ha approvato, nell’ambito della legge di stabilità, la cosiddetta “Super ZES” regionale: un potenziamento dello strumento nazionale per agevolare investimenti e procedure nelle aree produttive, con un incremento di 10 milioni per il credito d’imposta e ulteriori semplificazioni amministrative. È una leva potenzialmente potente se accompagnata da tempi certi nelle autorizzazioni.
Messi insieme, questi tasselli non rivoluzionano dall’oggi al domani il rapporto tra imprese e uffici, ma costituiscono un percorso di “sburocratizzazione” coerente con la narrazione del presidente.
Finanza pubblica e manovre: i numeri che aiutano la regia
Sul tavolo della Regione si sono mossi, nel biennio, diversi provvedimenti di finanza locale utili a sostenere settori e emergenze:
- Nel 2025 l’Ars ha approvato la “manovra quater” da circa 200 milioni di euro: risorse per personale, politiche sociali, agricoltura (esonero canoni irrigui) e misure per comparti produttivi. Si tratta di interventi selettivi, non risolutivi, ma che alleggeriscono alcune criticità.
- In estate, la giunta ha varato variazioni di bilancio per quasi mezzo miliardo nel triennio, rivendicando “manovre aggiuntive per circa un miliardo in due anni” grazie a maggiori entrate: retorica politica, sì, ma accompagnata da atti deliberativi.
- A dicembre 2025 è arrivata un’intesa Stato-Regione per compensare le minori entrate Irpef: alla Sicilia spettano 106,5 milioni nel triennio 2026–2028 (43,5 nel 2026, 42,2 nel 2027, 20,8 nel 2028). Non cambieranno da soli la traiettoria di bilancio, ma danno ossigeno.
Pnrr: accelerazioni richieste, contatori che ancora non scorrono abbastanza
Il Pnrr è il banco di prova di ogni Regione. In Sicilia, il 2025 ha visto un confronto serrato tra letture critiche e difese d’ufficio:
- A fine giugno, una bozza del Defr evidenziava che solo il 9,4% dei progetti aveva tutti i target raggiunti (dato riferito all’“avanzamento fisico”); una fotografia discutibile – diceva la Regione – perché slegata dai pagamenti.
- La replica di Palazzo d’Orléans: “pagamenti” attestati al 30% per le risorse territorializzate (circa 4,7 miliardi) e al 20% per i progetti con la Regione soggetto attuatore. Numeri poi aggiornati: al 30 settembre 2025, pagamenti complessivi pari al 32,72% su 16,05 miliardi di dotazione; per la sola amministrazione regionale, 27,31% (salito al 27,92% a ottobre).
- Un quadro ancora insufficiente secondo altre letture: a ottobre, stime giornalistiche e d’opposizione segnalavano spesa tra 25% e 28%, con comparti fermi (ad esempio Agricoltura e Beni culturali), e rischio concreto sulle scadenze 2026. Da qui le lettere di richiamo del presidente a 14 dirigenti generali e 9 assessori.
La sintesi? C’è stata un’accelerazione nel 2025, ma la Sicilia resta in rincorsa. E i prossimi 8–10 mesi saranno decisivi per evitare definanziamenti.
Export e imprese: traiettorie altalenanti
- Secondo Sace su dati Istat, nel 2023 l’export regionale si è fermato a oltre 14 miliardi di euro (-16,6% sul 2022), con segnali di rimbalzo nel primo trimestre 2024 (+9% tendenziale). La componente petrolifera condiziona molto la serie storica: quando il raffinato cala, l’export complessivo arretra.
- Nel primo semestre 2025, però, la Sicilia è tra le regioni con flessione più marcata (-11,2% su base annua), con contributi negativi legati anche ai minori flussi di coke e prodotti petroliferi. Segnale che la trasformazione tecnologica in atto (vedi microelettronica e meccatronica) dovrà consolidarsi per sterilizzare la volatilità del greggio.
- Non solo ombre: nel 2025 un rapporto di The European House – Ambrosetti indica in economia del mare, agroalimentare-vino e meccatronica-ICT tre filiere “ad alto potenziale”, con 28.807 imprese “blu”, 5 miliardi di valore nell’agro e 2,4 miliardi di valore aggiunto in meccatronica/ICT. Bussola utile per politiche industriali mirate.
Politiche settoriali e misure “a sportello”: dai binari alle case
È giusto collegare la parola “crescita” a politiche visibili:
- Sui binari, l’attivazione della Bicocca–Catenanuova ha restituito un simbolo tangibile e accorciato le distanze reali. Il fatto che RFI abbia scandito interventi tecnici (ERTMS, opere idriche per TBM) aiuta a fidarsi dei cronoprogrammi più di quanto facciano gli slogan.
- Sul mattone, la combinazione tra legge regionale di recepimento del “Salva-Casa” e decreto del 2025 che snellisce passaggi in zona sismica abbassa il “costo-tempo” delle pratiche e può liberare investimenti diffusi, dai piccoli cantieri familiari ai programmi di rigenerazione.
- Nelle aree produttive, la Super ZES promette corsie preferenziali e +10 milioni di incentivo fiscale: qui la chiave sarà la capacità della burocrazia di mantenere tempi certi e sportelli realmente unici.
Il rovescio della medaglia: i divari che restano
Anche nell’anno dei cantieri, la Sicilia resta schiacciata da alcune eredità:
- Occupazione: i tassi restano fra i più bassi d’Europa; la mancata partecipazione al lavoro resta elevata. Il recupero esiste, ma è lento.
- Pnrr: il ritmo di spesa e rendicontazione va ancora potenziato per non perdere risorse nel 2026; il governatore ha dovuto diffidare formalmente i vertici amministrativi.
- Export: la dipendenza dalla raffinazione rende il dato volatile; nel 2025 la flessione è stata netta (−11,2% primo semestre). Qui serve una base manifatturiera più diversificata: la scommessa STMicroelectronics va letta così.
Manovre e conti: piccoli cuscinetti, grande rotta
Le manovre approvate nel corso dell’anno – dalla “quater” (200 milioni) alle variazioni (quasi mezzo miliardo nel triennio), fino all’intesa Irpef (106,5 milioni nel triennio) – non sono in sé game changer, ma creano cuscinetti per tenere la rotta su sociale, emergenze e cantieri. Il vero moltiplicatore sta nei grandi investimenti (chip e ferrovia) e nelle semplificazioni che fanno risparmiare mesi alle imprese.
Che cosa significa, allora, “Sicilia che cresce”?
Significa, in sintesi, tre cose.
- Che l’Isola aggancia una congiuntura nazionale di mercato del lavoro favorevole e la traduce in segnali locali, pur restando indietro rispetto a standard europei. Serve insistere su politiche attive e formazione: i numeri migliorano, ma lentamente.
- Che alcuni investimenti-simbolo possono davvero cambiare la struttura economica regionale: il campus SiC di STMicroelectronics e l’Alta Capacità ferroviaria non sono bandierine, ma pezzi di un’agenda industriale e logistica credibile, purché accompagnati da filiere locali, competenze e servizi.
- Che la parola semplificazione esce dai convegni e mette piede nei decreti: edilizia più snella, sportelli più digitali, una Super ZES che promette procedure veloci e incentivi. Qui il rischio è l’asimmetria tra norme e uffici: se non cambiano i tempi reali, il messaggio si sgonfia.
In conclusione, il videomessaggio natalizio di Renato Schifani non è solo un augurio: è una cornice politica che trova riscontri in cantieri e atti amministrativi, ma che deve fare i conti con divari storici e scadenze ravvicinate. La partita del 2026 – tra Pnrr, occupazione e export – dirà quanto la “Sicilia che cresce” sia uno slogan o, finalmente, una traiettoria.